(da un'intervista del 2014 di Giuseppe Moretti riportata sulla Rassegna Stampa di Arianna Editrice)
Raccontaci il tuo percorso di vita e come sei arrivato all’ecologia
profonda
Ricordo benissimo i primi contatti con una vita di campagna. C’era la
guerra, con la mia famiglia eravamo sfollati nei dintorni di Bologna, avevamo
preso in affitto una casa e un pezzetto di terra, l’orto, il frutteto, il
pollaio, due anatre. C’era pure la vigna. Ma c’erano anche i bombardamenti,
soprattutto nella vicina città. Mia nonna, che proveniva da una vita di
campagna, mi insegnava tutto sulle galline, come covano, quando fanno più uova,
come si comportano quando vogliono covare. Ricordo ancora, dopo 70 anni, come
si faceva il pastone. Ma poi razzolavano molto, mangiavano i vermetti. Con un
verso particolare, la chioccia segnalava ai pulcini quando in cielo c’era la
poiana … Non stavano in quelle orrende gabbie “industriali” dove oggi sono
considerate “macchine per fabbricare uova”.