giovedì 17 febbraio 2022

L'Ecologia profonda e le due culture, di Guido Dalla Casa

 (fonte: Rassegna Stampa di Arianna Editrice)


La distinzione fra le cosiddette “due culture”, quella scientifica (matematica, fisica, scienze naturali, applicazioni tecniche) e quella umanistica (filosofia, letteratura, psicologia, religione, arte) persiste ancora oggi. Ogni tanto si sente qualche personaggio che si vanta di non sapere cos’è una radice quadrata e qualcun altro che considera la filosofia e le opere letterarie “roba per il tempo libero”. Probabilmente tutto questo deriva dalla spaccatura cartesiana di cui non ci siamo ancora liberati. Proverò a dare qualche indizio da cui si può dedurre che l’ecologia profonda è al di fuori o al di sopra di questa divisione artificiosa e inutile.

Come noto, l’ecologia profonda considera l’umanità come facente parte completamente del mondo naturale e, nella sua versione spiritualista, vede la mente come onnipresente in ogni fenomeno e auspica una vita degna e un’autorealizzazione per tutti gli esseri senzienti.

Passerò in rassegna la formazione e l’evoluzione di pensiero di qualche studioso/a occidentale pervenuto/a ad abbracciare il sottofondo di idee dell’Ecologia Profonda. In fondo ad ogni descrizione riporterò qualche citazione del personaggio interessato.

Qualche esempio (in ordine alfabetico)

Gregory Bateson

Ha iniziato con una laurea in Biologia, per dedicarsi poi all’antropologia (con riguardo al particolare aspetto del sacro nelle culture umane), e successivamente alla filosofia della scienza, alla comunicazione con i cetacei, alla psicologia e allo studio della schizofrenia, alla cibernetica, allo studio dell’evoluzione dei sistemi, creando sintesi assai originali e olistiche. Particolare rilievo riveste il fatto che Bateson si era ben reso conto dell’emergenza di fenomeni mentali nei sistemi complessi. Si può considerare uno dei pensatori più profondi ed eclettici e, in questo senso, anche uno dei fondatori dell’Ecologia Profonda.

“La carenza di saggezza sistemica è sempre punita.”

“Mi abbandono alla convinzione fiduciosa che il mio conoscere è una piccola parte di un più ampio conoscere integrato che tiene unita l’intera Biosfera.”

“Quale struttura connette il granchio con l’aragosta, l’orchidea con la primula e tutti e quattro con me? E me con voi? E tutti e sei noi con l’ameba da una parte e con lo schizofrenico dall’altra?”

Fritjof Capra

Laureato in fisica, ha iniziato come fisico delle alte energie all’Università di Berkeley ed è diventato noto con la pubblicazione del Tao della Fisica (1975). E’ partito dall’osservazione che la scienza moderna (relatività - fisica quantistica - dinamica dei sistemi) presenta elementi anche spirituali, in quanto le cosiddette particelle sono concentrazioni di energia in vibrazione piuttosto che entità materiali. Successivamente si è occupato di ecologia e teoria della complessità. Auspicando un nuovo pensiero di tipo olistico-sistemico e l’avvento di un nuovo paradigma derivante anche dalle filosofie orientali, si pone fra i massimi esponenti viventi dell’Ecologia Profonda. Raccomanda sempre di porre l’accento più sulle relazioni e sulla “rete” piuttosto che sulle singole entità individuali, a differenza dell’approccio analitico cartesiano in vigore nella scienza “ufficiale” dell’Occidente. L’essere umano è sempre visto come parte della Natura e mai in contrapposizione ad essa, come un filo nella trama della Vita Cosmica (Tao).

Ha fondato a Berkeley il Centre of Ecoliteracy che ha come scopo l’ecoalfabetizzazione in tutti i campi della conoscenza e della cultura.

“In contrasto con la concezione meccanicistica cartesiana del mondo, la visione del mondo che emerge dalla fisica moderna può essere caratterizzata con parole come organica, olistica ed ecologica. Essa potrebbe essere designata anche come una visione sistemica, nel senso della teoria generale dei sistemi. L’universo non è visto più come una macchina composta da una moltitudine di oggetti, ma deve essere raffigurato come un tutto indivisibile, dinamico, le cui parti sono essenzialmente interconnesse e possono essere intese solo come strutture di un processo cosmico.”

“Nel nuovo paradigma il rapporto fra le parti e il tutto è invertito. Le proprietà delle parti possono essere comprese solo alla luce della dinamica dell’intero. In definitiva, le parti non esistono. Ciò che chiamiamo parte è solo una configurazione in una rete inseparabile di relazioni.”

Rachel Carson

Biologa e zoologa statunitense, saggista e scrittrice., attivista per la protezione della Natura. I suoi studi riguardarono prima la scrittura creativa, ma ben presto passò alla biologia marina e conseguì la laurea in zoologia. Il libro che la rese famosa fu Primavera silenziosa che ebbe un grande successo e contribuì fortemente alla limitazione dei pesticidi e dei fitofarmaci. Insegnò zoologia in alcune Università degli Stati Uniti. Anche nel suo libro Il mare intorno a noi vi sono notevoli affermazioni proprie dell’Ecologia Profonda.

“Più riusciamo a portare la nostra attenzione sulle meraviglie e le realtà dell’universo attorno a noi, meno dovremmo continuare a distruggerlo.”

Jane Goodall

Ha conseguito la laurea in biologia con specializzazione in etologia e antropologia e il dottorato in etologia presso l’Università di Cambridge. La sua ricerca sulla vita sociale e familiare degli scimpanzé è durata 40 anni e ha portato a risultati fondamentali nella comprensione del comportamento sociale, dei processi di pensiero e della cultura di questi esseri senzienti. Ha inoltre chiarito le differenze fra scimpanzé e bonobo, identificando entrambe le specie come ominidi, assieme ai gorilla e agli oranghi. Con il Progetto Grandi Scimmie mira ad ottenere per questi primati molti diritti fondamentali. Uno dei suoi maggiori contributi è stata la scoperta dell’impiego di utensili da parte degli scimpanzé, che usano bastoncini per estrarre le termiti dall’interno dei termitai, per pescare le larve e prendere il miele degli alveari. Inoltre usano pietre per rompere i gusci dei semi duri.

“Nel profondo della foresta di Gombe c’è una spettacolare cascata. Talvolta, mentre gli scimpanzé si avvicinano e il rombo dell’acqua che cade si fa più intenso, il loro passo si affretta, i peli si rizzano dall’eccitazione. Quando raggiungono il corso d’acqua mettono in atto scene magnifiche, alzandosi in piedi, ondeggiando ritmicamente da un piede all’altro, sbattendo le zampe nell’acqua bassa e in corsa, raccogliendo e lanciando grosse pietre. A volte salgono sulle liane che penzolano dall’alto e fanno l’altalena fra gli spruzzi dell’acqua che cade. Questa “danza della cascata” può durare dieci o quindici minuti, dopodiché può accadere che uno scimpanzé si sieda su una roccia, con gli occhi che seguono il percorso dell’acqua. Che cos’è, quest’acqua? Continua ad arrivare, continua ad allontanarsi, eppure c’è sempre. Probabilmente gli scimpanzé provano un’emozione simile a una meraviglia o ad un riverente rispetto. Se hanno un linguaggio parlato, se possono discutere delle emozioni che innescano queste magnifiche scene, ciò significa che hanno una religione animistica “primitiva”.

Konrad Lorenz

Zoologo ed etologo austriaco, considerato il fondatore della moderna etologia scientifica, premio Nobel per la medicina e la fisiologia. Si è occupato per tutta la vita anche di filosofia, di comportamento e di protezione del mondo naturale. Numerosi sono i suoi libri di divulgazione scientifica, tradotti in diverse lingue. Naturalmente portato per la zoologia e la paleontologia, si iscrisse a medicina per volere del padre, ma passò presto all’embriologia e all’anatomia comparata. Famosi i suoi studi sull’imprinting di varie specie di uccelli, sul comportamento delle taccole e sulle oche selvatiche. Lorenz ha sempre sostenuto il bisogno di una morale estesa a tutti gli esseri senzienti.

È stato anche uno dei più profondi critici della modernità e dei suoi miti, anticipatore di molte delle tematiche oggi fatte proprie da alcune istanze ambientaliste. A rileggere la sua opera, sviluppatasi lungo l’arco di quarant’anni, dal dopoguerra agli anni Ottanta del ventesimo secolo, ci troviamo davanti a previsioni ben precise dei mali che affliggono il nostro mondo e dei problemi che siamo chiamati ad affrontare. E tutto ciò da una prospettiva che pur rimanendo fedele ai fondamenti evoluzionisti della sua visione di fondo, ha saputo essere al tempo stesso radicalmente anticonformista rispetto ai valori e alle tesi del pensiero corrente.

“L’idea che l’uomo sia sin dall’inizio dei tempi la meta prestabilita di ogni evoluzione naturale mi sembra il paradigma della cieca superbia che precede la caduta. Se dovessi credere che un Dio onnipotente ha creato intenzionalmente l’uomo attuale così com’è rappresentato dall’esponente medio della nostra specie, allora sì che dubiterei dell’esistenza di Dio.”

“Chiunque conosca intimamente un mammifero superiore, come un cane o una scimmia, e non si convince che tale essere ha sentimenti simili ai suoi, è psichicamente anormale.”

Joanna Macy

Laureata in Studi Religiosi all’Università di Syracuse, è una studiosa di Buddhismo, di teoria generale dei sistemi e di ecologia profonda. Attivista in campo ambientale, è sostenitrice della necessità di un profondo cambiamento personale per la salvezza della Terra. Ha approfondito il Buddhismo con i rifugiati tibetani nel Nord dell’India, ma si è rivolta anche alle novità della scienza. Si può considerare una delle fondatrici dell’ecopsicologia, che collega il malessere esistenziale umano alla degradazione dell’Ecosistema terrestre e riconosce che anche la psiche umana è un prodotto della Terra.

“La psicologia ha bisogno di riconoscere di non poter più curare la psiche umana senza collegare il malessere della mente con il degrado dell’ecosistema. L’ecologia a sua volta deve riconoscere l’importanza di una salute partecipativa della mente umana per far cessare la degradazione del Complesso Terrestre. Occorre risvegliare il nostro inconscio ecologico, che richiama l’inconscio collettivo di Jung, occupandoci anche dei nostri equilibri interiori. È necessario emancipare l’ecologia da semplice branca della biologia dalla quale è nata a una scienza delle relazioni e dell’insieme.”

“Ritrovare l’attenzione, il rispetto e l’amore per la Natura, come conseguenza della consapevolezza che ne siamo parte integrante, vuol dire ridare senso alla nostra vita attraverso un percorso multidisciplinare che comprende psicologia, ecologia, filosofia e antropologia.”

“Il nucleo della mente è l’inconscio ecologico. La repressione dell’inconscio ecologico è la radice profonda della follia insita nella società industriale. Ritrovare l’accesso verso l’inconscio ecologico vuol dire ritrovare la via verso la salute psicofisica dell’individuo, della società e dell’ecosistema.”

“Siamo parte integrante del mondo in cui viviamo tanto quanto i fiumi e gli alberi, intessuti dello stesso intricato flusso di materia-energia-mente.”

Arne Næss

È considerato il più grande filosofo norvegese del ventesimo secolo: la sua formazione giovanile si è basata soprattutto su pensatori come Spinoza e Gandhi, oltre che sulla filosofia buddhista. E’ generalmente riconosciuto come il fondatore dell’ecologia profonda. E’ stato nominato professore della cattedra di filosofia all’Università di Oslo all’età di 27 anni.

L’atto di origine dell’ecologia profonda è considerato il suo articolo “The Shallow and the Deep, Long-Range Ecology Movement” pubblicato su Inquiry n. 16 del 1973 e basato su una sua conferenza del 1972. In quell’articolo diventato famoso, Naess distingue fra un’ecologia “di superficie”, che si batte per la conservazione della natura, che però rimane risorsa al servizio dell’uomo, e un’ecologia “profonda”, che sostiene il valore intrinseco delle realtà naturali. Se tutto ciò che esiste è interrelato, se cioè “tutto dipende da tutto”, l’essere umano non è più separato dal mondo naturale ma ne è solo una parte, che interagisce con le altre e verso le quali deve assumere un atteggiamento empatico.

Naess definì il movimento dell’ecologia superficiale, molto più diffuso di quello dell’ecologia profonda, come “la battaglia contro l’inquinamento e l’esaurimento delle risorse, che farà spostare gli umani verso le nazioni cosiddette sviluppate”. L’approccio di superficie dà per scontata la fede nell’ottimismo tecnologico, nella crescita economica, nello sfruttamento basato sulla scienza e nella continuazione delle attuali società industriali.

Per Naess ogni essere vivente ha diritto ad una vita libera, autonoma e dignitosa: vanno compresi fra gli esseri senzienti gli organismi individuali, gli ecosistemi, le montagne, i fiumi e la Terra stessa.

“Riferire tutti i giudizi di valore all’umanità è una forma di antropocentrismo filosoficamente indifendibile.”

Rupert Sheldrake

Di formazione scientifica-biologica, è noto anche come filosofo e saggista e soprattutto per la sua teoria della risonanza morfica, che implica un universo non meccanicistico, governato (o non-governato) da leggi esse stesse variabili nel tempo.

Ha studiato a fondo lo sviluppo e la fisiologia delle piante e l’invecchiamento delle cellule. I suoi studi sulla mente estesa ne fanno uno dei massimi sostenitori della spiritualità della Natura e di tutti gli esseri senzienti. È nota la sua critica ai dogmi attuali della scienza meccanicista, pronta a negare i fatti pur di mantenersi all’interno di essi. Tali dogmi vengono così elencati:

- La Natura si comporta come una macchina;

- Il complesso energia-materia è rimasto costante da sempre e per sempre;

-  Le leggi della Natura restano invariate;

-  La materia non ha alcun genere di coscienza;

-  La Natura non ha alcuno scopo, né obiettivo;

-  Tutta l’eredità biologica è trasmessa nella materia;

Tutto ciò che è nella memoria è registrato come tracce materiali;

-  La mente è un prodotto soltanto del cervello;

-  I fenomeni psichici sono illusioni;

La medicina materiale meccanicista è l’unica che funziona veramente.

“Se Gaia è in qualche modo animata, allora deve possedere qualcosa di simile a un’anima, un principio organizzatore con fini e obiettivi propri. Ma non dobbiamo supporre che la Terra sia cosciente solo perché sembra viva e provvista di intenzionalità. Potrebbe essere cosciente, ma se lo fosse la sua coscienza probabilmente sarebbe incredibilmente diversa dalla nostra, che è inevitabilmente influenzata dalla cultura e dal linguaggio degli uomini. D’altro canto, potrebbe anche essere completamente inconscia. Oppure potrebbe, come noi, essere una creatura dalle abitudini inconsce provvista, a volte, di una certa dose di coscienza.”

“Che cosa cambia se consideriamo la natura viva piuttosto che inanimata? Primo, mettiamo in crisi le ipotesi umanistiche su cui la civiltà moderna è basata. Secondo, instauriamo un rapporto diverso con il mondo naturale e acquistiamo una prospettiva diversa della natura umana. Terzo, diventa possibile una nuova sacralizzazione della natura.”

Gary Snyder

È un filosofo, ecologista, saggista, ma anche un grande poeta: viene descritto come il "poeta dell'ecologia profonda".

Snyder alterna descrizioni, visioni filosofiche e poesie, in un quadro di continua presenza della Natura, del Tutto, con qualche accenno a filosofie di derivazione orientale, che conosce bene anche per i contatti diretti con diversi maestri del buddhismo. Ma nei suoi scritti è presente anche il pensiero di quei nativi americani del Nord-Ovest con i quali era stato in contatto fin dall’infanzia.

Il rispetto per i popoli nativi, l’amore per la Terra, la fuga dalla città e dall'industria, la contemplazione, la comunità si trovano spesso nelle sue parole.

“Una parte del lavoro del poeta è quella di un testimone che forse può cambiare le cose, fornire un modello diverso, oltre a far conoscere ciò che succede, evidenziando il comportamento distruttivo del modello attuale e della terribile alleanza fra tecnologia e avidità materiale. C’è la voce dei popoli nativi, che ci dice di andare oltre l’essere soltanto testimoni, per metterci in contatto con le altre forme viventi.”

“Gli esseri umani si collocano totalmente all’interno della sfera naturale.”

“La scienza dell’ecologia ci mostra che la natura non è semplicemente un insieme di specie separate tutte in competizione tra di loro per la sopravvivenza (interpretazione urbana del mondo?) ma che il mondo organico è composto da tante comunità di esseri differenti, in cui tutte le specie giocano un ruolo diverso ma essenziale.”

“Il dibattito cruciale nel mondo ambientalista contrappone chi parte da una mentalità antropocentrica di gestione delle risorse e chi propone valori che riflettono la consapevolezza dell’integrità della Natura nella sua interezza. Quest’ultima posizione, quella dell’Ecologia Profonda, è più vivace, coraggiosa, conviviale, rischiosa e scientifica.”

Tiziano Terzani

Aveva scelto la Facoltà di Giurisprudenza, poi divenne giornalista e girò per decenni attraverso tutta l’Asia. Si può definire come intellettuale, giornalista di successo, pensatore fuori dal coro. Il suo percorso intellettuale si può così schematizzare: da osservatore della rivoluzione maoista e della guerra in Vietnam, poi passato alle filosofie orientali, meditatore sull’Hymalaia, è arrivato alla profonda percezione che l’umanità fa parte della Natura, vista come un tutto indivisibile. Ha meditato profondamente sul non-dualismo della filosofia indiana.

La meditazione diventa la via per raggiungere un altro stato. Infine, leggendo Krishnamurti, le sue parole sembrano quelle di un “illuminato” ma coincidono con quelle di un ecologista profondo.

“Ogni vita, la mia e quella di un albero, è parte di un tutto dalle mille forme che è la vita. Scopo della vita è mantenere l’armonia del mondo. Il tempo è ciclico.”

“Il male del nostro tempo è che abbiamo messo la materia al centro di tutto, e non vediamo altro che la materia.”

Enzo Tiezzi

Laureato in Chimica a Firenze, si è occupato di risonanza magnetica, ha insegnato Fisica e poi Biologia negli Stati Uniti. Libero docente di Chimica Fisica all’Università di Firenze. Direttore del Dipartimento di Chimica presso l’Università di Siena, ha seguito le teorie del Premio Nobel Ilya Prigogine studiando l’evoluzione dei sistemi complessi. Autore di numerosi libri di scienza-filosofia sulla fisica evolutiva e il cosiddetto “sviluppo sostenibile”.

“La biodiversità e la meravigliosa bellezza biologica giocano in favore di un disegno metafisico nell’evoluzione della vita. Lungi dall’essere in linea con l’ideologia del creazionismo, il riconoscimento di un disegno metafisico in natura è in linea con il punto di vista dell’evoluzione, ma non con la sua deriva determinista, o meglio, in linea con il punto di vista di una “evoluzione senza fondamenti” nella quale libero arbitrio, scelte e caso giocano un intergioco complesso e meraviglioso.”

“Gli ecosistemi nascono e si evolvono sulla base di meccanismi di co-evoluzione e auto-organizzazione. Sono sistemi di elevata complessità, interconnessi in tutte le loro componenti, e non obbediscono a leggi lineari e deterministiche.”

Leena Vilkka

Di formazione filosofica, docente presso l’Università di Helsinki, ha sempre sostenuto il valore in sé di tutte le entità naturali e i diritti degli altri animali e di tutta la Natura. Inizialmente ha operato come tecnica forestale. Molto critica nei confronti della società moderna, è considerata portatrice di posizioni estreme.

La studiosa sostiene che la natura e gli animali hanno valori indipendenti dall’uomo e che interi ecosistemi possono avere valori non riconducibili ai singoli individui.

 

In genere i filosofi occidentali consideravano impossibile l'intrinseco valore della natura, perché la natura appartiene alla sfera delle scienze naturali, mentre i valori sono generati dall'attività umana. Ma i valori non esistono solo nell'uomo ma nelle piante, negli animali ed anche negli ecosistemi. L'essere umano può promuovere o danneggiare le sensazioni di un altro essere, ma il suo sentire rimane indipendente dall'uomo. Che una pianta di casa cresca rigogliosa o meno può dipendere dagli umani, però il suo benessere o malessere è una qualità propria della pianta. Il problema nasce dall'affermazione della mancanza d'identità nelle piante. Se una pianta non ha identità, cos'è che soffre o che prospera? Ma non c’è proprio niente che ci possa far affermare che le piante non hanno un’identità. Inoltre la tradizione filosofica “precedente” lega i valori agli individui e perciò non comprende che una montagna possa avere un valore intrinseco, né che la Natura come un tutto possa essere un soggetto con una coscienza olistica, come sostiene l’ecologia profonda.

Conclusioni

In questa breve e incompleta rassegna, abbiamo trovato chi ha iniziato con il sive Deus sive Natura di Spinoza, chi ha fatto amicizia con gli scimpanzé per 40 anni, chi si è divertito con l’equazione di Schroedinger e il vuoto quantistico, chi ha passato lunghi periodi con i nativi del continente americano, chi ha viaggiato per decenni attraverso l’Asia, chi ha visto la mente estesa in tutti gli esseri dopo studi profondi sulle singole cellule viventi, chi ha studiato il comportamento dei sistemi complessi e invitato al ragionamento sistemico, chi ha capito a fondo le oche, le taccole, i cani. Qualcuno ha studiato il senso delle cerimonie di un popolo della Nuova Guinea, o ha iniziato meditando sulle Quattro Nobili Verità e sull’amore compassionevole verso tutti gli esseri senzienti, o ha collegato la psicologia e l’Inconscio collettivo con l’andamento e la Vita del Pianeta Terra. Ma tutti sono pervenuti allo stesso paradigma, allo stesso sottofondo di pensiero.

Mi accorgo che ci manca un economista… E nel mondo “ufficiale” di oggi ormai non si parla d’altro che di economia, che è un piccolo dettaglio di una sola cultura, e di una sola specie di esseri senzienti. Del resto, neppure Latouche o Rifkin possono essere considerati vicini all’Ecologia Profonda.

Purtroppo, i personaggi più noti del movimento ecologista “ufficiale” non hanno mai nominato pubblicamente l’ecologia profonda, né parlato della sua grande importanza: non è per caso, dato che i suoi principi comporterebbero modifiche considerate troppo drastiche alla società e soprattutto al sistema economico.

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