(fonte: Rassegna Stampa di Arianna Editrice)
La distinzione fra le cosiddette “due culture”, quella scientifica
(matematica, fisica, scienze naturali, applicazioni tecniche) e quella
umanistica (filosofia, letteratura, psicologia, religione, arte) persiste
ancora oggi. Ogni tanto si sente qualche personaggio che si vanta di non sapere
cos’è una radice quadrata e qualcun altro che considera la filosofia e le opere
letterarie “roba per il tempo libero”. Probabilmente tutto questo deriva dalla
spaccatura cartesiana di cui non ci siamo ancora liberati. Proverò a dare
qualche indizio da cui si può dedurre che l’ecologia profonda è al di fuori o
al di sopra di questa divisione artificiosa e inutile.
Come noto, l’ecologia profonda considera l’umanità come facente parte completamente del mondo naturale e, nella sua versione spiritualista, vede la mente come onnipresente in ogni fenomeno e auspica una vita degna e un’autorealizzazione per tutti gli esseri senzienti.
Passerò in rassegna la formazione e l’evoluzione di pensiero di qualche
studioso/a occidentale pervenuto/a ad abbracciare il sottofondo di idee
dell’Ecologia Profonda. In fondo ad ogni descrizione riporterò qualche
citazione del personaggio interessato.
Qualche esempio (in ordine alfabetico)
Gregory Bateson
Ha iniziato con una laurea in Biologia, per dedicarsi poi
all’antropologia (con riguardo al particolare aspetto del sacro nelle culture
umane), e successivamente alla filosofia della scienza, alla comunicazione con
i cetacei, alla psicologia e allo studio della schizofrenia, alla cibernetica,
allo studio dell’evoluzione dei sistemi, creando sintesi assai originali e
olistiche. Particolare rilievo riveste il fatto che Bateson si era ben reso
conto dell’emergenza di fenomeni mentali nei sistemi complessi. Si può
considerare uno dei pensatori più profondi ed eclettici e, in questo senso,
anche uno dei fondatori dell’Ecologia Profonda.
“La carenza di saggezza sistemica è sempre punita.”
“Mi abbandono alla convinzione fiduciosa che il mio conoscere è una
piccola parte di un più ampio conoscere integrato che tiene unita l’intera
Biosfera.”
“Quale struttura connette il granchio con l’aragosta, l’orchidea con
la primula e tutti e quattro con me? E me con voi? E tutti e sei noi con
l’ameba da una parte e con lo schizofrenico dall’altra?”
Fritjof Capra
Laureato in fisica, ha iniziato come fisico delle alte energie
all’Università di Berkeley ed è diventato noto con la pubblicazione del Tao
della Fisica (1975). E’ partito dall’osservazione che la scienza moderna
(relatività - fisica quantistica - dinamica dei sistemi) presenta elementi
anche spirituali, in quanto le cosiddette particelle sono concentrazioni di
energia in vibrazione piuttosto che entità materiali. Successivamente si è
occupato di ecologia e teoria della complessità. Auspicando un nuovo pensiero
di tipo olistico-sistemico e l’avvento di un nuovo paradigma derivante anche
dalle filosofie orientali, si pone fra i massimi esponenti viventi
dell’Ecologia Profonda. Raccomanda sempre di porre l’accento più sulle
relazioni e sulla “rete” piuttosto che sulle singole entità individuali, a
differenza dell’approccio analitico cartesiano in vigore nella scienza
“ufficiale” dell’Occidente. L’essere umano è sempre visto come parte della
Natura e mai in contrapposizione ad essa, come un filo nella trama della Vita
Cosmica (Tao).
Ha fondato a Berkeley il Centre of Ecoliteracy che ha come scopo
l’ecoalfabetizzazione in tutti i campi della conoscenza e della cultura.
“In contrasto con la concezione meccanicistica cartesiana del mondo,
la visione del mondo che emerge dalla fisica moderna può essere caratterizzata
con parole come organica, olistica ed ecologica. Essa potrebbe essere designata
anche come una visione sistemica, nel senso della teoria generale dei sistemi.
L’universo non è visto più come una macchina composta da una moltitudine di
oggetti, ma deve essere raffigurato come un tutto indivisibile, dinamico, le
cui parti sono essenzialmente interconnesse e possono essere intese solo come
strutture di un processo cosmico.”
“Nel nuovo paradigma il rapporto fra le parti e il tutto è
invertito. Le proprietà delle parti possono essere comprese solo alla luce
della dinamica dell’intero. In definitiva, le parti non esistono. Ciò che
chiamiamo parte è solo una configurazione in una rete inseparabile di
relazioni.”
Rachel Carson
Biologa e zoologa statunitense, saggista e scrittrice., attivista per
la protezione della Natura. I suoi studi riguardarono prima la scrittura
creativa, ma ben presto passò alla biologia marina e conseguì la laurea in
zoologia. Il libro che la rese famosa fu Primavera silenziosa che ebbe un
grande successo e contribuì fortemente alla limitazione dei pesticidi e dei
fitofarmaci. Insegnò zoologia in alcune Università degli Stati Uniti. Anche nel
suo libro Il mare intorno a noi vi sono notevoli affermazioni proprie
dell’Ecologia Profonda.
“Più riusciamo a portare la nostra attenzione sulle meraviglie e le
realtà dell’universo attorno a noi, meno dovremmo continuare a distruggerlo.”
Jane Goodall
Ha conseguito la laurea in biologia con specializzazione in etologia e
antropologia e il dottorato in etologia presso l’Università di Cambridge. La
sua ricerca sulla vita sociale e familiare degli scimpanzé è durata 40 anni e
ha portato a risultati fondamentali nella comprensione del comportamento
sociale, dei processi di pensiero e della cultura di questi esseri senzienti.
Ha inoltre chiarito le differenze fra scimpanzé e bonobo, identificando
entrambe le specie come ominidi, assieme ai gorilla e agli oranghi. Con il
Progetto Grandi Scimmie mira ad ottenere per questi primati molti diritti
fondamentali. Uno dei suoi maggiori contributi è stata la scoperta dell’impiego
di utensili da parte degli scimpanzé, che usano bastoncini per estrarre le
termiti dall’interno dei termitai, per pescare le larve e prendere il miele
degli alveari. Inoltre usano pietre per rompere i gusci dei semi duri.
“Nel profondo della foresta di Gombe c’è una spettacolare cascata.
Talvolta, mentre gli scimpanzé si avvicinano e il rombo dell’acqua che cade si
fa più intenso, il loro passo si affretta, i peli si rizzano dall’eccitazione.
Quando raggiungono il corso d’acqua mettono in atto scene magnifiche, alzandosi
in piedi, ondeggiando ritmicamente da un piede all’altro, sbattendo le zampe
nell’acqua bassa e in corsa, raccogliendo e lanciando grosse pietre. A volte
salgono sulle liane che penzolano dall’alto e fanno l’altalena fra gli spruzzi
dell’acqua che cade. Questa “danza della cascata” può durare dieci o quindici
minuti, dopodiché può accadere che uno scimpanzé si sieda su una roccia, con
gli occhi che seguono il percorso dell’acqua. Che cos’è, quest’acqua? Continua
ad arrivare, continua ad allontanarsi, eppure c’è sempre. Probabilmente gli
scimpanzé provano un’emozione simile a una meraviglia o ad un riverente
rispetto. Se hanno un linguaggio parlato, se possono discutere delle emozioni
che innescano queste magnifiche scene, ciò significa che hanno una religione
animistica “primitiva”.
Konrad Lorenz
Zoologo ed etologo austriaco, considerato il fondatore della moderna
etologia scientifica, premio Nobel per la medicina e la fisiologia. Si è
occupato per tutta la vita anche di filosofia, di comportamento e di protezione
del mondo naturale. Numerosi sono i suoi libri di divulgazione scientifica,
tradotti in diverse lingue. Naturalmente portato per la zoologia e la
paleontologia, si iscrisse a medicina per volere del padre, ma passò presto
all’embriologia e all’anatomia comparata. Famosi i suoi studi sull’imprinting di
varie specie di uccelli, sul comportamento delle taccole e sulle oche
selvatiche. Lorenz ha sempre sostenuto il bisogno di una morale estesa a tutti
gli esseri senzienti.
È stato anche uno dei più profondi critici della modernità e dei suoi
miti, anticipatore di molte delle tematiche oggi fatte proprie da alcune
istanze ambientaliste. A rileggere la sua opera, sviluppatasi lungo l’arco di
quarant’anni, dal dopoguerra agli anni Ottanta del ventesimo secolo, ci
troviamo davanti a previsioni ben precise dei mali che affliggono il nostro
mondo e dei problemi che siamo chiamati ad affrontare. E tutto ciò da una
prospettiva che pur rimanendo fedele ai fondamenti evoluzionisti della sua
visione di fondo, ha saputo essere al tempo stesso radicalmente anticonformista
rispetto ai valori e alle tesi del pensiero corrente.
“L’idea che l’uomo sia sin dall’inizio dei tempi la meta
prestabilita di ogni evoluzione naturale mi sembra il paradigma della cieca
superbia che precede la caduta. Se dovessi credere che un Dio onnipotente ha
creato intenzionalmente l’uomo attuale così com’è rappresentato dall’esponente
medio della nostra specie, allora sì che dubiterei dell’esistenza di Dio.”
“Chiunque conosca intimamente un mammifero superiore, come un cane o
una scimmia, e non si convince che tale essere ha sentimenti simili ai suoi, è
psichicamente anormale.”
Joanna Macy
Laureata in Studi Religiosi all’Università di Syracuse, è una studiosa
di Buddhismo, di teoria generale dei sistemi e di ecologia profonda. Attivista
in campo ambientale, è sostenitrice della necessità di un profondo cambiamento
personale per la salvezza della Terra. Ha approfondito il Buddhismo con i
rifugiati tibetani nel Nord dell’India, ma si è rivolta anche alle novità della
scienza. Si può considerare una delle fondatrici dell’ecopsicologia, che
collega il malessere esistenziale umano alla degradazione dell’Ecosistema
terrestre e riconosce che anche la psiche umana è un prodotto della Terra.
“La psicologia ha bisogno di riconoscere di non poter più curare la
psiche umana senza collegare il malessere della mente con il degrado
dell’ecosistema. L’ecologia a sua volta deve riconoscere l’importanza di una
salute partecipativa della mente umana per far cessare la degradazione del
Complesso Terrestre. Occorre risvegliare il nostro inconscio ecologico, che
richiama l’inconscio collettivo di Jung, occupandoci anche dei nostri equilibri
interiori. È necessario emancipare l’ecologia da semplice branca della biologia
dalla quale è nata a una scienza delle relazioni e dell’insieme.”
“Ritrovare l’attenzione, il rispetto e l’amore per la Natura, come
conseguenza della consapevolezza che ne siamo parte integrante, vuol dire
ridare senso alla nostra vita attraverso un percorso multidisciplinare che
comprende psicologia, ecologia, filosofia e antropologia.”
“Il nucleo della mente è l’inconscio ecologico. La repressione
dell’inconscio ecologico è la radice profonda della follia insita nella società
industriale. Ritrovare l’accesso verso l’inconscio ecologico vuol dire ritrovare
la via verso la salute psicofisica dell’individuo, della società e
dell’ecosistema.”
“Siamo parte integrante del mondo in cui viviamo tanto quanto i
fiumi e gli alberi, intessuti dello stesso intricato flusso di
materia-energia-mente.”
Arne Næss
È considerato il più grande filosofo norvegese del ventesimo secolo: la
sua formazione giovanile si è basata soprattutto su pensatori come Spinoza e
Gandhi, oltre che sulla filosofia buddhista. E’ generalmente riconosciuto come
il fondatore dell’ecologia profonda. E’ stato nominato professore della
cattedra di filosofia all’Università di Oslo all’età di 27 anni.
L’atto di origine dell’ecologia profonda è considerato il suo articolo
“The Shallow and the Deep, Long-Range Ecology Movement” pubblicato su Inquiry
n. 16 del 1973 e basato su una sua conferenza del 1972. In quell’articolo
diventato famoso, Naess distingue fra un’ecologia “di superficie”, che si batte
per la conservazione della natura, che però rimane risorsa al servizio
dell’uomo, e un’ecologia “profonda”, che sostiene il valore intrinseco delle
realtà naturali. Se tutto ciò che esiste è interrelato, se cioè “tutto dipende
da tutto”, l’essere umano non è più separato dal mondo naturale ma ne è solo
una parte, che interagisce con le altre e verso le quali deve assumere un
atteggiamento empatico.
Naess definì il movimento dell’ecologia superficiale, molto più diffuso
di quello dell’ecologia profonda, come “la battaglia contro l’inquinamento e
l’esaurimento delle risorse, che farà spostare gli umani verso le nazioni
cosiddette sviluppate”. L’approccio di superficie dà per scontata la fede
nell’ottimismo tecnologico, nella crescita economica, nello sfruttamento basato
sulla scienza e nella continuazione delle attuali società industriali.
Per Naess ogni essere vivente ha diritto ad una vita libera, autonoma e
dignitosa: vanno compresi fra gli esseri senzienti gli organismi individuali,
gli ecosistemi, le montagne, i fiumi e la Terra stessa.
“Riferire tutti i giudizi di valore all’umanità è una forma di
antropocentrismo filosoficamente indifendibile.”
Rupert Sheldrake
Di formazione scientifica-biologica, è noto anche come filosofo e
saggista e soprattutto per la sua teoria della risonanza morfica, che implica
un universo non meccanicistico, governato (o non-governato) da leggi esse
stesse variabili nel tempo.
Ha studiato a fondo lo sviluppo e la fisiologia delle piante e
l’invecchiamento delle cellule. I suoi studi sulla mente estesa ne fanno uno
dei massimi sostenitori della spiritualità della Natura e di tutti gli esseri
senzienti. È nota la sua critica ai dogmi attuali della scienza meccanicista,
pronta a negare i fatti pur di mantenersi all’interno di essi. Tali dogmi
vengono così elencati:
- La Natura si comporta come una macchina;
- Il complesso energia-materia è rimasto costante
da sempre e per sempre;
- Le leggi della Natura restano invariate;
- La materia non ha alcun genere di coscienza;
- La Natura non ha alcuno scopo, né obiettivo;
- Tutta l’eredità biologica è trasmessa nella
materia;
- Tutto ciò che è nella memoria è registrato come
tracce materiali;
- La mente è un prodotto soltanto del cervello;
- I fenomeni psichici sono illusioni;
- La medicina materiale meccanicista è l’unica che
funziona veramente.
“Se Gaia è in qualche modo animata, allora deve possedere qualcosa
di simile a un’anima, un principio organizzatore con fini e obiettivi propri.
Ma non dobbiamo supporre che la Terra sia cosciente solo perché sembra viva e
provvista di intenzionalità. Potrebbe essere cosciente, ma se lo fosse la sua
coscienza probabilmente sarebbe incredibilmente diversa dalla nostra, che è
inevitabilmente influenzata dalla cultura e dal linguaggio degli uomini.
D’altro canto, potrebbe anche essere completamente inconscia. Oppure potrebbe,
come noi, essere una creatura dalle abitudini inconsce provvista, a volte, di
una certa dose di coscienza.”
“Che cosa cambia se consideriamo la natura viva piuttosto che
inanimata? Primo, mettiamo in crisi le ipotesi umanistiche su cui la civiltà
moderna è basata. Secondo, instauriamo un rapporto diverso con il mondo
naturale e acquistiamo una prospettiva diversa della natura umana. Terzo,
diventa possibile una nuova sacralizzazione della natura.”
Gary Snyder
È un filosofo, ecologista, saggista, ma anche un grande poeta: viene
descritto come il "poeta dell'ecologia profonda".
Snyder alterna descrizioni, visioni filosofiche e poesie, in un quadro
di continua presenza della Natura, del Tutto, con qualche accenno a filosofie
di derivazione orientale, che conosce bene anche per i contatti diretti con
diversi maestri del buddhismo. Ma nei suoi scritti è presente anche il pensiero
di quei nativi americani del Nord-Ovest con i quali era stato in contatto fin
dall’infanzia.
Il rispetto per i popoli nativi, l’amore per la Terra, la fuga dalla
città e dall'industria, la contemplazione, la comunità si trovano spesso nelle
sue parole.
“Una parte del lavoro del poeta è quella di un testimone che forse
può cambiare le cose, fornire un modello diverso, oltre a far conoscere ciò che
succede, evidenziando il comportamento distruttivo del modello attuale e della
terribile alleanza fra tecnologia e avidità materiale. C’è la voce dei popoli
nativi, che ci dice di andare oltre l’essere soltanto testimoni, per metterci
in contatto con le altre forme viventi.”
“Gli esseri umani si collocano totalmente all’interno della sfera
naturale.”
“La scienza dell’ecologia ci mostra che la natura non è
semplicemente un insieme di specie separate tutte in competizione tra di loro
per la sopravvivenza (interpretazione urbana del mondo?) ma che il mondo
organico è composto da tante comunità di esseri differenti, in cui tutte le
specie giocano un ruolo diverso ma essenziale.”
“Il dibattito cruciale nel mondo ambientalista contrappone chi parte
da una mentalità antropocentrica di gestione delle risorse e chi propone valori
che riflettono la consapevolezza dell’integrità della Natura nella sua
interezza. Quest’ultima posizione, quella dell’Ecologia Profonda, è più vivace,
coraggiosa, conviviale, rischiosa e scientifica.”
Tiziano Terzani
Aveva scelto la Facoltà di Giurisprudenza, poi divenne giornalista e
girò per decenni attraverso tutta l’Asia. Si può definire come intellettuale,
giornalista di successo, pensatore fuori dal coro. Il suo percorso
intellettuale si può così schematizzare: da osservatore della rivoluzione
maoista e della guerra in Vietnam, poi passato alle filosofie orientali,
meditatore sull’Hymalaia, è arrivato alla profonda percezione che l’umanità fa
parte della Natura, vista come un tutto indivisibile. Ha meditato profondamente
sul non-dualismo della filosofia indiana.
La meditazione diventa la via per raggiungere un altro stato. Infine,
leggendo Krishnamurti, le sue parole sembrano quelle di un “illuminato” ma
coincidono con quelle di un ecologista profondo.
“Ogni vita, la mia e quella di un albero, è parte di un tutto dalle
mille forme che è la vita. Scopo della vita è mantenere l’armonia del mondo. Il
tempo è ciclico.”
“Il male del nostro tempo è che abbiamo messo la materia al centro
di tutto, e non vediamo altro che la materia.”
Enzo Tiezzi
Laureato in Chimica a Firenze, si è occupato di risonanza magnetica, ha
insegnato Fisica e poi Biologia negli Stati Uniti. Libero docente di Chimica
Fisica all’Università di Firenze. Direttore del Dipartimento di Chimica presso
l’Università di Siena, ha seguito le teorie del Premio Nobel Ilya Prigogine
studiando l’evoluzione dei sistemi complessi. Autore di numerosi libri di
scienza-filosofia sulla fisica evolutiva e il cosiddetto “sviluppo
sostenibile”.
“La biodiversità e la meravigliosa bellezza biologica giocano in
favore di un disegno metafisico nell’evoluzione della vita. Lungi dall’essere
in linea con l’ideologia del creazionismo, il riconoscimento di un disegno
metafisico in natura è in linea con il punto di vista dell’evoluzione, ma non
con la sua deriva determinista, o meglio, in linea con il punto di vista di una
“evoluzione senza fondamenti” nella quale libero arbitrio, scelte e caso
giocano un intergioco complesso e meraviglioso.”
“Gli ecosistemi nascono e si evolvono sulla base di meccanismi di
co-evoluzione e auto-organizzazione. Sono sistemi di elevata complessità,
interconnessi in tutte le loro componenti, e non obbediscono a leggi lineari e
deterministiche.”
Leena Vilkka
Di formazione filosofica, docente presso l’Università di Helsinki, ha
sempre sostenuto il valore in sé di tutte le entità naturali e i diritti degli
altri animali e di tutta la Natura. Inizialmente ha operato come tecnica
forestale. Molto critica nei confronti della società moderna, è considerata
portatrice di posizioni estreme.
La studiosa sostiene che la natura e gli animali hanno valori
indipendenti dall’uomo e che interi ecosistemi possono avere valori non
riconducibili ai singoli individui.
In genere i filosofi occidentali consideravano impossibile l'intrinseco
valore della natura, perché la natura appartiene alla sfera delle scienze
naturali, mentre i valori sono generati dall'attività umana. Ma i valori non
esistono solo nell'uomo ma nelle piante, negli animali ed anche negli
ecosistemi. L'essere umano può promuovere o danneggiare le sensazioni di un
altro essere, ma il suo sentire rimane indipendente dall'uomo. Che una pianta
di casa cresca rigogliosa o meno può dipendere dagli umani, però il suo benessere
o malessere è una qualità propria della pianta. Il problema nasce
dall'affermazione della mancanza d'identità nelle piante. Se una pianta non ha
identità, cos'è che soffre o che prospera? Ma non c’è proprio niente che ci
possa far affermare che le piante non hanno un’identità. Inoltre la tradizione
filosofica “precedente” lega i valori agli individui e perciò non comprende che
una montagna possa avere un valore intrinseco, né che la Natura come un tutto
possa essere un soggetto con una coscienza olistica, come sostiene l’ecologia
profonda.
Conclusioni
In questa breve e incompleta rassegna, abbiamo trovato chi ha iniziato
con il sive Deus sive Natura di Spinoza, chi ha fatto amicizia con gli
scimpanzé per 40 anni, chi si è divertito con l’equazione di Schroedinger e il
vuoto quantistico, chi ha passato lunghi periodi con i nativi del continente
americano, chi ha viaggiato per decenni attraverso l’Asia, chi ha visto la
mente estesa in tutti gli esseri dopo studi profondi sulle singole cellule
viventi, chi ha studiato il comportamento dei sistemi complessi e invitato al
ragionamento sistemico, chi ha capito a fondo le oche, le taccole, i cani.
Qualcuno ha studiato il senso delle cerimonie di un popolo della Nuova Guinea,
o ha iniziato meditando sulle Quattro Nobili Verità e sull’amore
compassionevole verso tutti gli esseri senzienti, o ha collegato la psicologia
e l’Inconscio collettivo con l’andamento e la Vita del Pianeta Terra. Ma tutti
sono pervenuti allo stesso paradigma, allo stesso sottofondo di pensiero.
Mi accorgo che ci manca un economista… E nel mondo “ufficiale” di oggi
ormai non si parla d’altro che di economia, che è un piccolo dettaglio di una
sola cultura, e di una sola specie di esseri senzienti. Del resto, neppure
Latouche o Rifkin possono essere considerati vicini all’Ecologia Profonda.
Purtroppo, i personaggi più noti del movimento ecologista “ufficiale” non hanno mai nominato pubblicamente l’ecologia profonda, né parlato della sua grande importanza: non è per caso, dato che i suoi principi comporterebbero modifiche considerate troppo drastiche alla società e soprattutto al sistema economico.
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