mercoledì 7 aprile 2021

Una via senza ritorno, di Bruno Sebastiani

 


Il 5 febbraio scorso La Rassegna Stampa di Arianna Editrice ha pubblicato un articolo di Guido Dalla Casa (“Allora era tutto vero”), in cui -alla luce della designazione di Mario Draghi a capo del Governo italiano- si avalla l’ipotesi che il futuro dell’umanità stia indirizzandosi verso la costituzione di un Nuovo Ordine Mondiale sotto l’egida di un ristretto numero di potenti oligarchi.

Riassumo così in poche parole i concetti espressi dall’autore, essendo tali concetti ben noti e condivisi nel mondo ambientalista e da chi si riconosce nella “Deep Ecology”.

Non intendo qui argomentare pro o contro questa visione del mondo (che sostanzialmente condivido). Vorrei invece affrontare il problema da un’altra angolatura.

Supponiamo, per assurdo, che il Capo dello Stato avesse convocato al Quirinale, anziché Mario Draghi, Guido Dalla Casa (o Bruno Sebastiani), dicendogli: “Forma un governo e prendi le iniziative che ritieni più opportune per il bene del Paese!”.

Supponiamo anche, per continuare in questa grottesca pantomima, che Guido Dalla Casa (o Bruno Sebastiani), fosse riuscito a convogliare il consenso della maggioranza parlamentare sul nascente esecutivo, a far parte del quale avesse chiamato i più illustri ambientalisti e antispecisti in circolazione (Luca Mercalli? Leonardo Caffo? Fabio Balocco? Max Strata? Maurizio Pallante? Ugo Bardi? Elisabetta Ambrosi? Altri?)

Alla prima riunione del Consiglio dei Ministri vi è la necessità di stendere il piano dei lavori per i prossimi cinque anni.

Come intervenire per modificare l’attuale organizzazione socio-economica del Paese, in vista dello smantellamento del sistema di produzione capitalista e di distribuzione dei beni su vasta scala? Come sostituire questi Moloch con sistemi produttivi agricoli e artigianali a km. 0, come smantellare la GDO (Grande Distribuzione Organizzata) a favore dei negozietti di quartiere? E per la produzione industriale? Come sostituire i grandi stabilimenti con le piccole botteghe sparpagliate sul territorio?

Perché questo è il punto. Sappiamo che l’egoismo, il materialismo e il consumismo hanno condotto a realizzare un’organizzazione sociale basata sullo sfruttamento intensivo (e alla lunga insostenibile) delle risorse del pianeta, ma oggi questa organizzazione mantiene in vita quasi otto miliardi di persone, buona parte delle quali con un discreto tenore di vita, migliore di quello dei loro avi, i quali, oltretutto, vivevano mediamente parecchi anni in meno.

L’esempio più eclatante di questa situazione è il trend di crescita dei Paesi asiatici (oltre il 60% della popolazione mondiale), avviati in molti casi a superare il Vecchio Continente quanto a ricchezza pro-capite. Rimane gravemente indietro l’Africa, sfruttata come sempre dalle altre nazioni, ma comunque avviata anch’essa verso una lenta crescita economica.

Ho analizzato questa tragica antinomia nel quinto capitolo del mio libro “Il Cancro del Pianeta Consapevole” (intitolato “Apice della storia o punto di non ritorno”) ove, dopo aver esaminato i vantaggi materiali elargiti all’uomo contemporaneo dal dilagante progresso tecno-scientifico, ho scritto: “È in via di costruzione un impero complessivo mondiale, l’impero del Cancro del Pianeta, che a breve sarà completato con trattati transoceanici in grado di creare un mercato unico globale, così come il Governo Unico Mondiale assumerà poteri sempre più ampi anche in campo politico.” (p. 88)

In quella sede avevo anche annunciato l’uscita di un mio successivo libro completamente dedicato a questo argomento, libro che è poi uscito nel 2020 con il titolo “L’Impero del Cancro del Pianeta” (Mimesis Edizioni). Qui si trova un intero capitolo (l’ottavo) dedicato a “L’utopia dell’agroecologia”, dove ho approfondito le tematiche qui appena accennate (“Come sostituire questi Moloch con sistemi produttivi agricoli e artigianali a km. 0 …”).

Dunque, noi sappiamo che le cose stanno volgendo al peggio, ma realisticamente constatiamo che l’attuale sistema produttivo-economico-amministrativo permette a una gran massa di cittadini di vivere al caldo, di mangiare due, tre o quattro volte al giorno e di gingillarsi con una gran quantità di dispositivi meccanici ed elettronici.

Stiamo dissipando l’ecosfera (non passa giorno che giornali e TV non ne parlino), ma l’egoismo individuale e di specie hanno innalzato una barriera tra le notizie allarmistiche e la vita quotidiana, barriera che impedisce al cittadino medio di approfondire l’argomento e di modificare il suo stile di vita.

Questa è la realtà che io ho definito “apice della storia”.

Ma il problema è più grave e complesso. Torniamo all’attività di governo di Guido Dalla Casa (o di Bruno Sebastiani).

Supponiamo che attraverso opportune azioni “educative” (piuttosto che “repressive”), il governo eco-integralista sia riuscito a superare l’azione frenante dell’egoismo del cittadino medio (la cellula tumorale maligna del pianeta).

Come modificare l’organizzazione sociale che mantiene in vita otto miliardi di esseri umani senza innescare retro-azioni a catena che blocchino il funzionamento delle infinite cinghie di trasmissione che collegano tra loro tutte le ruote del macro-meccanismo?

Oltretutto il governo affidato a Guido Dalla Casa (o a Bruno Sebastiani) agisce in Italia, ma la globalizzazione ha interconnesso a livello mondiale i rapporti economico-produttivi e nel mondo vi sono altri duecento governi che agiscono in altrettanti Stati o Staterelli.

Ecco allora che la speranza di poter porre rimedio alla grave crisi ambientale oramai alle porte non passa dai singoli governi nazionali, ma dall’azione congiunta di ognuno di essi, o, se si preferisce, da una ipotetica Autorità sovra-nazionale (un Governo Unico Mondiale?).

Fantascienza? Ipotesi irrealistica? O il NWO, Nuovo Ordine Mondiale, è profetizzato, nel bene e nel male, da ogni osservatore che abbia compreso come la macchina sociale abbia ormai assunto dimensioni planetarie e solo a questo livello possa essere governata?

Il famoso paragrafo 175 dell’Enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco riprende questa frase di Benedetto XVI: “[…] per il governo dell’economia mondiale; per risanare le economie colpite dalla crisi, per prevenire peggioramenti della stessa e conseguenti maggiori squilibri; per realizzare un opportuno disarmo integrale, la sicurezza alimentare e la pace; per garantire la salvaguardia dell’ambiente, urge la presenza di una vera Autorità politica mondiale […]”

Dunque, Guido Dalla Casa (o Bruno Sebastiani) per sperare di poter modificare efficacemente il sistema economico-produttivo che divora le risorse del pianeta, dovrebbe essere posto a capo non del governo italiano, ma di questa costituenda Autorità sovranazionale (non le Nazioni Unite, che non hanno sufficienti poteri).

Bene. E a questo punto il problema si riproporrebbe. Da dove iniziare a invertire la rotta?

La situazione in cui ci troviamo è la risultante di tutta una serie di eventi culturali-storico-politici succedutisi nel corso dei secoli. Molti di questi indicavano nel progresso tecnico-scientifico-industriale la via da seguire (e alla fine sono risultati vincenti nella costruzione dell’attuale assetto sociale), ma molti hanno tentato anche di opporsi a questo stato di cose.

La storia è piena di movimenti rivoluzionari, perdenti o vittoriosi, che si sono scontrati con i regimi al potere in vista di radicali ribaltamenti della società.

Lasciando perdere i movimenti perdenti, tra quelli vittoriosi possiamo ricordare i due più famosi: la rivoluzione francese e quella sovietica. A cosa hanno portato questi due grandi sommovimenti se non a una formidabile accelerazione del processo di industrializzazione dei rispettivi Paesi?

Un grande movimento di massa a noi più vicino, quello della rivoluzione culturale cinese del Presidente Mao Tse Tung, mobilitò milioni e milioni di giovani, le famose Guardie Rosse, contro la vecchia classe dirigente ritenuta obsoleta e reazionaria. In cosa è sfociato quel formidabile slancio rivoluzionario con le rosse bandiere al vento? Nel più ampio e distruttivo sistema di sfruttamento delle risorse del pianeta.

Se tutti i ribelli all’ordine costituito, dai comunardi parigini ai monteveritani di Ascona, dagli anarco rivoluzionari spagnoli agli hippies californiani, hanno immancabilmente fallito l’obiettivo di costituire un duraturo ordine sociale rispettoso delle leggi di natura, un motivo ci sarà e individuarlo rappresenta il punto di partenza per ogni ragionamento intorno alla possibilità di smantellare “il sistema di produzione capitalista e di distribuzione dei beni su vasta scala”.

A mio avviso il motivo risiede all’interno della scatola cranica del genere Homo. La nostra intelligenza ipersviluppata non può regredire e il cammino intrapreso non può essere percorso a ritroso.

La macro-macchina sociale che abbiamo costruito è andata complessificandosi secolo dopo secolo, decennio dopo decennio e ora nessuno può (né vuole) semplificarla. Metterci mano in tal senso comporta il rischio di “ingripparla” creando squilibri di portata imprevedibile. Carestie, crisi energetiche, indigenza diffusa sono solo alcuni dei drammi che si profilano all’orizzonte di una tale operazione.

Fuor di metafora. Nessuno mai affiderà il governo della nazione (e men che meno del mondo intero) a Guido Dalla Casa (o a Bruno Sebastiani o a qualunque altro eco-integralista).

I provvedimenti che Guido (o Bruno) vorrebbero prendere per cercare di sanare una situazione ambientale tragicamente compromessa sarà la Natura a imporli, quando le ferite infertele non saranno più rimarginabili. Noi tutti ci auguriamo di non essere presenti a quella resa dei conti dagli esiti imprevedibili, e siamo sinceramente addolorati per quanto potrà accadere ai nostri pronipoti.

Ma intanto oggi, anno 2021 e governante il prof. Mario Draghi, l’assetto politico-istituzionale-economico-produttivo dominante è alla ricerca di ogni possibile risorsa per sopravvivere e per garantire altre briciole di benessere agli italiani e agli immigrati che in numero sempre maggiore giungeranno dai Paesi del Terzo mondo.

E noi, Cassandre lungimiranti, dovremmo assistere impotenti al saccheggio conclusivo dell’ecosfera? Assolutamente no. Continueremo ad abbaiare alla luna, cercando di modulare il nostro abbaio in modo sempre più persuasivo, in modo da attirare l’attenzione di un numero crescente di ascoltatori sul tragico destino che ci aspetta.

Credo, in conclusione del discorso, che il ritorno a stili di vita più in sintonia con la natura non possa avvenire in assenza di motivazioni sufficientemente convincenti. Modulare l’“abbaio” in modo sempre più persuasivo significa, a mio avviso, andare a toccare le corde giuste della sensibilità dei nostri simili per indurli a rinunciare agli agi, alle comodità e ai vantaggi che il sistema eco-distruttivo continua loro a elargire.

La mia proposta è nota: rendere consapevole l’essere umano di comportarsi nei confronti della biosfera in modo analogo a come le cellule tumorali maligne si comportano nei confronti dei tessuti sani dell’ammalato di cancro.

Le masse sono manipolabili. Il singolo uomo crede di pensare con la propria testa, in realtà è solo una foglia sospinta dal vento.

Le mode e le fedi, sia religiose che politiche, hanno indirizzato interi popoli in una direzione piuttosto che in un’altra.

È pur vero che la direzione complessiva è sempre stata quella del progresso tecno-scientifico e che, come già detto, ogni movimento contrario ha miseramente fallito.

Ciononostante, è nostro dovere perseverare nella denuncia, cercando appigli sempre più solidi per la costruzione di una ideologia convincentemente alternativa a quella progressista.

5 commenti:

  1. Sugli argomenti esposti da questo bell'articolo ci sarebbe da dibattere all'infinito, vista la quantità di risvolti che esso potenzialmente presenta. Ma due punti di questo articolo mi colpiscono di più. Il primo sarebbe quello della necessità di una autorità sovranazionale o governo mondiale per far fronte ai limiti dei singoli governi delle nazioni. A parte il fatto che mi sembra evidente che già adesso stanno tentando di mettere in atto questo progetto, personalmente penso che sia un'idea completamente sbagliata. Se il governo di un singolo Stato non riesce a governare bene la sua piccola area, non si capisce come un singolo governo possa tenere a bada tutto il mondo. Se invece ogni governo di ogni singolo Stato governasse bene la parte che gli compete, alla fine anche tutto il mondo nel suo insieme risulterebbe in ordine. E questo permetterebbe anche di mantenere salve le biodiversità, cioè le varie differenze, culturali e di ogni altro tipo che ci sono tra i vari Stati. Il che sarebbe importantissimo. Forse invece i singoli governi non funzionano bene proprio perché sono condizionati da poteri che sono ormai diramati a livello mondiale e che riescono addirittura ad annullare il potere dei governi nazionali con tutte le conseguenze del caso. Il secondo punto è quello in cui si dice che le rivoluzioni non hanno fatto altro che accelerare il processo di industrializzazione. Il processo di industrializzazione è la conseguenza del progresso tecnologico ed io sono convinto che il progresso tecnologico cammina da solo, più o meno velocemente a seconda della genialità delle menti che di volta in volta lo accompagnano, ma da solo. Il progresso tecnologico cammina completamente distaccato dai colori della politica. Io direi che è la politica ad essere condizionata dal progresso e non viceversa. Mentre, a quanto pare, lideale sarebbe che fosse la politica a governare il progresso. Per il resto, io credo che l'equazione sia semplice: più una persona possiede e consuma, più è responsabile del degrado del Pianeta (che banalità!). A Guido Dalla Casa e a Bruno Sebastiani auguro di non rovinarsi gli ultimi decenni si vita.

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  2. La prima cosa che mi è venuta in mente è che non accetterei mai un incarico politico di alcun genere: penso che attraverso la politica sia impossibile risolvere, o migliorare, un problema come quello ecologico, che è poi IL problema, da cui discendono tutti gli altri. Inoltre c’è la questione insormontabile di dover influire su tutto il mondo. Tuttavia, se vogliamo divertirci con le utopie (che sono in realtà l’unica speranza), cercherei di far uscire gradualmente l’Italia da tutta la civiltà industriale: per prima cosa, agire sui programmi scolastici, modificando alla radice le idee di progresso, civiltà, benessere (che dovrebbe essere la serenità mentale) e introducendo anche le premesse di pensiero delle altre culture umane, orientali e native. Questo tipo di rivoluzioni del sottofondo culturale richiede secoli, e non abbiamo tanto tempo. Come esempio, quella francese e quella sovietica non erano vere rivoluzioni, anzi hanno esaltato ancora di più le premesse errate dell’Occidente: antropocentrismo, desiderio indefinito dei beni materiali, errata posizione della nostra specie in Natura, disprezzo per le altre culture. Quanto a Mao-Tse-Tung, aveva fatto sterminare decine di milioni di uccellini perché “mangiavano i grani del popolo”. Non aveva la più pallida idea del funzionamento del Complesso Ecosfera e dell’interdipendenza di tutti gli esseri e con il mondo organico/inorganico. Poi, come inizio, proverei ad ignorare l’economia con i suoi dannati numerini (in genere il PIL misura l’infelicità, non soltanto umana). Progressivo ma rapido divieto di produrre e impiegare: plastica, pesticidi, combustibili fossili. Impostare il messaggio televisivo sulla non-competizione, vietare la pubblicità commerciale, far passare come un fessacchiotto chi cerca la velocità, i primati, l’apparire, il fare, l’avere, e così via. Diffondere in tutto il mondo il controllo delle nascite, dare la massima consapevolezza della posizione della nostra specie in Natura. La civetta delle nevi, quando si accorge che lì attorno ci sono problemi, non fa le uova… Gli altri animali che non hanno predatori fanno pochissimi figli. Poi, bisogna diventare quasi-vegetariani, e non abbattere alberi a nessuna condizione. Per i trasporti: treno, bicicletta, gambe. Il tutto con qualche eccezione iniziale, per gestire il transitorio. Il lavoro? Cercheremo di cambiarne il concetto alla radice. Bisognerà modificare il primo articolo della Costituzione: L’Italia è una Repubblica fondata sul Mondo Naturale. Gli ostacoli insormontabili: i 200 ab/Kmq dell’Italia e gli 8 miliardi di umani nel mondo. Ora possiamo terminare con una bella risata la carrellata delle utopie. Ci penserà la Terra, ma non dovremo aspettare i pronipoti, perché sta già cominciando. Secondo Serge Latouche, noi stessi (e pensare che ha compiuto gli 80) avremo il “fantastico privilegio” (!) di vivere il crollo della civiltà occidentale, che durerà 30 anni (?). Spero che si inneschi un collasso economico e non un gran numero di morti per “pandemia o simili”. Così terminano le mail di un mio amico canadese: “If there is not an economic collapse soon, something terrible is going to happen”. Se esisterà ancora qualche cultura non-occidentalizzata, come i Sentinelesi delle Andamane, almeno loro (sono pochissimi) se la caveranno. Comunque, non cercherei mai grane nella politica, a nessuna condizione. www.ariannaeditrice.it/articoli/inutilita-della-politica www.ariannaeditrice.it/articoli/inizio-o-fine

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    1. Bravo Guido! dimostri senso di spirito e ci dai un grande insegnamento di vita. Riproporrò prossimamente il tuo articolo sulla inutilità della politica.

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  3. Se Guido Dalla Casa andasse in Parlamento a dettare queste che dovrebbero essere le regole da trasformare in legge, probabilmente il resto dei parlamentari, durante tutto il tempo della sua esposizione, si metterebbero a dormire o a chiaccherare di qualcos'altro. E se per caso qualcuna delle sue proposte in seguito rischiasse di essere trasformata in legge, scoppierebbe subito qualche pandemia o qualcosa del genere che butterebbe tutto a gambe all'aria, bloccando tutto. Una volta si usavano gli attentati adesso, grazie al totale controllo dei media con cui si possono controllare le menti, vanno di moda i virus. Un sistema che apparentemente è meno cruento. Comunque sono rischi sconsigliabili per Guido Dalla Casa. L'unico punto su cui non sono completamente d'accordo è quando dice di "non abbattere alberi a nessuna condizione". Gli alberi sono essere viventi, invecchiano e muoiono. Se noi guardiamo quelli che secondo me sono gli ecologisti per antonomasia, cioè i contadini vecchia maniera, quelli che vivono collaborando in tutto e per tutto con la natura, quelli che danno alla natura quello che hanno e che prendono quello che dà, vediamo che qualche volta gli alberi vanno seguiti, potati e a volte abbattuti perché vecchi, moribondi e anche pericolosi. Questo naturalmente non vale per un bosco o una foresta. Comunque mi sembra che la realtà di oggi sia distante anni luce dalla visione di Guido Dalla Casa. Ma giustamente, come dice, sono solo utopie. Non ci resta che sognare.

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  4. Qualche anno fa, per puro caso, avevo conosciuto una senatrice: avevamo parlato, per circa mezz'ora, di argomenti di questo tipo (soprattutto del tema "Limiti dello sviluppo"). Alla fine le ho chiesto: "Ma in Parlamento, anche "fuori", parlate qualche volta di questi argomenti?" Risposta immediata: "Non sanno neanche di cosa stiamo parlando." Consolante...

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