Il 5 febbraio scorso La
Rassegna Stampa di Arianna Editrice ha pubblicato un articolo di Guido Dalla
Casa (“Allora era tutto vero”), in cui -alla luce della designazione di Mario Draghi a
capo del Governo italiano- si avalla l’ipotesi che il futuro dell’umanità stia
indirizzandosi verso la costituzione di un Nuovo Ordine Mondiale sotto l’egida
di un ristretto numero di potenti oligarchi.
Riassumo così in poche
parole i concetti espressi dall’autore, essendo tali concetti ben noti e
condivisi nel mondo ambientalista e da chi si riconosce nella “Deep Ecology”.
Non intendo qui argomentare pro o contro questa visione del mondo (che sostanzialmente condivido). Vorrei invece affrontare il problema da un’altra angolatura.
Supponiamo, per
assurdo, che il Capo dello Stato avesse convocato al Quirinale, anziché Mario
Draghi, Guido Dalla Casa (o Bruno Sebastiani), dicendogli: “Forma un governo
e prendi le iniziative che ritieni più opportune per il bene del Paese!”.
Supponiamo anche, per
continuare in questa grottesca pantomima, che Guido Dalla Casa (o Bruno
Sebastiani), fosse riuscito a convogliare il consenso della maggioranza
parlamentare sul nascente esecutivo, a far parte del quale avesse chiamato i
più illustri ambientalisti e antispecisti in circolazione (Luca Mercalli?
Leonardo Caffo? Fabio Balocco? Max Strata? Maurizio Pallante? Ugo
Bardi? Elisabetta Ambrosi? Altri?)
Alla prima riunione
del Consiglio dei Ministri vi è la necessità di stendere il piano dei lavori
per i prossimi cinque anni.
Come intervenire per
modificare l’attuale organizzazione socio-economica del Paese, in vista dello
smantellamento del sistema di produzione capitalista e di distribuzione dei
beni su vasta scala? Come sostituire questi Moloch con sistemi produttivi agricoli
e artigianali a km. 0, come smantellare la GDO (Grande Distribuzione
Organizzata) a favore dei negozietti di quartiere? E per la produzione
industriale? Come sostituire i grandi stabilimenti con le piccole botteghe
sparpagliate sul territorio?
Perché questo è il
punto. Sappiamo che l’egoismo, il materialismo e il consumismo hanno condotto a
realizzare un’organizzazione sociale basata sullo sfruttamento intensivo (e alla
lunga insostenibile) delle risorse del pianeta, ma oggi questa organizzazione
mantiene in vita quasi otto miliardi di persone, buona parte delle quali con un
discreto tenore di vita, migliore di quello dei loro avi, i quali, oltretutto, vivevano
mediamente parecchi anni in meno.
L’esempio più
eclatante di questa situazione è il trend di crescita dei Paesi asiatici (oltre
il 60% della popolazione mondiale), avviati in molti casi a superare il Vecchio
Continente quanto a ricchezza pro-capite. Rimane gravemente indietro l’Africa, sfruttata
come sempre dalle altre nazioni, ma comunque avviata anch’essa verso una lenta
crescita economica.
Ho analizzato questa
tragica antinomia nel quinto capitolo del mio libro “Il Cancro del Pianeta Consapevole” (intitolato “Apice della storia o punto di non ritorno”)
ove, dopo aver esaminato i vantaggi materiali elargiti all’uomo contemporaneo
dal dilagante progresso tecno-scientifico, ho scritto: “È in via di
costruzione un impero complessivo mondiale, l’impero del Cancro del Pianeta,
che a breve sarà completato con trattati transoceanici in grado di creare un
mercato unico globale, così come il Governo Unico Mondiale assumerà poteri
sempre più ampi anche in campo politico.” (p. 88)
In quella sede avevo
anche annunciato l’uscita di un mio successivo libro completamente dedicato a
questo argomento, libro che è poi uscito nel 2020 con il titolo “L’Impero del Cancro del Pianeta”
(Mimesis Edizioni). Qui si trova un intero capitolo (l’ottavo) dedicato a “L’utopia
dell’agroecologia”, dove ho approfondito le tematiche qui appena accennate (“Come sostituire questi Moloch con sistemi produttivi agricoli
e artigianali a km. 0 …”).
Dunque, noi sappiamo
che le cose stanno volgendo al peggio, ma realisticamente constatiamo che l’attuale
sistema produttivo-economico-amministrativo permette a una gran massa di
cittadini di vivere al caldo, di mangiare due, tre o quattro volte al giorno e
di gingillarsi con una gran quantità di dispositivi meccanici ed elettronici.
Stiamo dissipando l’ecosfera
(non passa giorno che giornali e TV non ne parlino), ma l’egoismo individuale e
di specie hanno innalzato una barriera tra le notizie allarmistiche e la vita
quotidiana, barriera che impedisce al cittadino medio di approfondire l’argomento
e di modificare il suo stile di vita.
Questa è la realtà
che io ho definito “apice della storia”.
Ma il problema è più grave
e complesso. Torniamo all’attività di governo di Guido Dalla Casa (o di Bruno
Sebastiani).
Supponiamo che
attraverso opportune azioni “educative” (piuttosto che “repressive”), il
governo eco-integralista sia riuscito a superare l’azione frenante dell’egoismo
del cittadino medio (la cellula tumorale maligna del pianeta).
Come modificare l’organizzazione
sociale che mantiene in vita otto miliardi di esseri umani senza innescare
retro-azioni a catena che blocchino il funzionamento delle infinite cinghie di
trasmissione che collegano tra loro tutte le ruote del macro-meccanismo?
Oltretutto il governo
affidato a Guido Dalla Casa (o a Bruno Sebastiani) agisce in Italia, ma la
globalizzazione ha interconnesso a livello mondiale i rapporti
economico-produttivi e nel mondo vi sono altri duecento governi che agiscono in
altrettanti Stati o Staterelli.
Ecco allora che la
speranza di poter porre rimedio alla grave crisi ambientale oramai alle porte
non passa dai singoli governi nazionali, ma dall’azione congiunta di ognuno di
essi, o, se si preferisce, da una ipotetica Autorità sovra-nazionale (un
Governo Unico Mondiale?).
Fantascienza? Ipotesi
irrealistica? O il NWO, Nuovo Ordine Mondiale, è profetizzato, nel bene e nel
male, da ogni osservatore che abbia compreso come la macchina sociale abbia
ormai assunto dimensioni planetarie e solo a questo livello possa essere
governata?
Il famoso paragrafo
175 dell’Enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco riprende questa frase
di Benedetto XVI: “[…] per il governo dell’economia mondiale; per risanare
le economie colpite dalla crisi, per prevenire peggioramenti della stessa e
conseguenti maggiori squilibri; per realizzare un opportuno disarmo integrale,
la sicurezza alimentare e la pace; per garantire la salvaguardia dell’ambiente,
urge la presenza di una vera Autorità politica mondiale […]”
Dunque, Guido Dalla
Casa (o Bruno Sebastiani) per sperare di poter modificare efficacemente il
sistema economico-produttivo che divora le risorse del pianeta, dovrebbe essere
posto a capo non del governo italiano, ma di questa costituenda Autorità
sovranazionale (non le Nazioni Unite, che non hanno sufficienti poteri).
Bene. E a questo
punto il problema si riproporrebbe. Da dove iniziare a invertire la rotta?
La situazione in cui
ci troviamo è la risultante di tutta una serie di eventi culturali-storico-politici
succedutisi nel corso dei secoli. Molti di questi indicavano nel progresso
tecnico-scientifico-industriale la via da seguire (e alla fine sono risultati vincenti
nella costruzione dell’attuale assetto sociale), ma molti hanno tentato anche
di opporsi a questo stato di cose.
La storia è piena di
movimenti rivoluzionari, perdenti o vittoriosi, che si sono scontrati con i regimi
al potere in vista di radicali ribaltamenti della società.
Lasciando perdere i
movimenti perdenti, tra quelli vittoriosi possiamo ricordare i due più famosi:
la rivoluzione francese e quella sovietica. A cosa hanno portato questi due grandi
sommovimenti se non a una formidabile accelerazione del processo di industrializzazione
dei rispettivi Paesi?
Un grande movimento
di massa a noi più vicino, quello della rivoluzione culturale cinese del
Presidente Mao Tse Tung, mobilitò milioni e milioni di giovani, le famose
Guardie Rosse, contro la vecchia classe dirigente ritenuta obsoleta e
reazionaria. In cosa è sfociato quel formidabile slancio rivoluzionario con le
rosse bandiere al vento? Nel più ampio e distruttivo sistema di sfruttamento
delle risorse del pianeta.
Se tutti i ribelli
all’ordine costituito, dai comunardi parigini ai monteveritani di Ascona, dagli
anarco rivoluzionari spagnoli agli hippies californiani, hanno immancabilmente fallito
l’obiettivo di costituire un duraturo ordine sociale rispettoso delle leggi di
natura, un motivo ci sarà e individuarlo rappresenta il punto di partenza per
ogni ragionamento intorno alla possibilità di smantellare “il sistema di
produzione capitalista e di distribuzione dei beni su vasta scala”.
A mio avviso il
motivo risiede all’interno della scatola cranica del genere Homo. La nostra
intelligenza ipersviluppata non può regredire e il cammino intrapreso non può
essere percorso a ritroso.
La macro-macchina sociale
che abbiamo costruito è andata complessificandosi secolo dopo secolo, decennio
dopo decennio e ora nessuno può (né vuole) semplificarla. Metterci mano in tal
senso comporta il rischio di “ingripparla” creando squilibri di portata
imprevedibile. Carestie, crisi energetiche, indigenza diffusa sono solo alcuni
dei drammi che si profilano all’orizzonte di una tale operazione.
Fuor di metafora.
Nessuno mai affiderà il governo della nazione (e men che meno del mondo intero)
a Guido Dalla Casa (o a Bruno Sebastiani o a qualunque altro eco-integralista).
I provvedimenti che
Guido (o Bruno) vorrebbero prendere per cercare di sanare una situazione
ambientale tragicamente compromessa sarà la Natura a imporli, quando le ferite
infertele non saranno più rimarginabili. Noi tutti ci auguriamo di non essere
presenti a quella resa dei conti dagli esiti imprevedibili, e siamo
sinceramente addolorati per quanto potrà accadere ai nostri pronipoti.
Ma intanto oggi, anno
2021 e governante il prof. Mario Draghi, l’assetto politico-istituzionale-economico-produttivo
dominante è alla ricerca di ogni possibile risorsa per sopravvivere e per
garantire altre briciole di benessere agli italiani e agli immigrati che in
numero sempre maggiore giungeranno dai Paesi del Terzo mondo.
E noi, Cassandre
lungimiranti, dovremmo assistere impotenti al saccheggio conclusivo dell’ecosfera?
Assolutamente no. Continueremo ad abbaiare alla luna, cercando di modulare il
nostro abbaio in modo sempre più persuasivo, in modo da attirare l’attenzione
di un numero crescente di ascoltatori sul tragico destino che ci aspetta.
Credo, in conclusione
del discorso, che il ritorno a stili di vita più in sintonia con la natura non
possa avvenire in assenza di motivazioni sufficientemente convincenti. Modulare
l’“abbaio” in modo sempre più persuasivo significa, a mio avviso, andare a
toccare le corde giuste della sensibilità dei nostri simili per indurli a
rinunciare agli agi, alle comodità e ai vantaggi che il sistema eco-distruttivo
continua loro a elargire.
La mia proposta è
nota: rendere consapevole l’essere umano di comportarsi nei confronti della biosfera in
modo analogo a come le cellule tumorali maligne si comportano nei confronti dei
tessuti sani dell’ammalato di cancro.
Le masse sono
manipolabili. Il singolo uomo crede di pensare con la propria testa, in realtà è
solo una foglia sospinta dal vento.
Le mode e le fedi,
sia religiose che politiche, hanno indirizzato interi popoli in una direzione
piuttosto che in un’altra.
È pur vero che la
direzione complessiva è sempre stata quella del progresso tecno-scientifico e
che, come già detto, ogni movimento contrario ha miseramente fallito.
Ciononostante, è nostro dovere perseverare nella denuncia, cercando appigli sempre più solidi per la costruzione di una ideologia convincentemente alternativa a quella progressista.
Sugli argomenti esposti da questo bell'articolo ci sarebbe da dibattere all'infinito, vista la quantità di risvolti che esso potenzialmente presenta. Ma due punti di questo articolo mi colpiscono di più. Il primo sarebbe quello della necessità di una autorità sovranazionale o governo mondiale per far fronte ai limiti dei singoli governi delle nazioni. A parte il fatto che mi sembra evidente che già adesso stanno tentando di mettere in atto questo progetto, personalmente penso che sia un'idea completamente sbagliata. Se il governo di un singolo Stato non riesce a governare bene la sua piccola area, non si capisce come un singolo governo possa tenere a bada tutto il mondo. Se invece ogni governo di ogni singolo Stato governasse bene la parte che gli compete, alla fine anche tutto il mondo nel suo insieme risulterebbe in ordine. E questo permetterebbe anche di mantenere salve le biodiversità, cioè le varie differenze, culturali e di ogni altro tipo che ci sono tra i vari Stati. Il che sarebbe importantissimo. Forse invece i singoli governi non funzionano bene proprio perché sono condizionati da poteri che sono ormai diramati a livello mondiale e che riescono addirittura ad annullare il potere dei governi nazionali con tutte le conseguenze del caso. Il secondo punto è quello in cui si dice che le rivoluzioni non hanno fatto altro che accelerare il processo di industrializzazione. Il processo di industrializzazione è la conseguenza del progresso tecnologico ed io sono convinto che il progresso tecnologico cammina da solo, più o meno velocemente a seconda della genialità delle menti che di volta in volta lo accompagnano, ma da solo. Il progresso tecnologico cammina completamente distaccato dai colori della politica. Io direi che è la politica ad essere condizionata dal progresso e non viceversa. Mentre, a quanto pare, lideale sarebbe che fosse la politica a governare il progresso. Per il resto, io credo che l'equazione sia semplice: più una persona possiede e consuma, più è responsabile del degrado del Pianeta (che banalità!). A Guido Dalla Casa e a Bruno Sebastiani auguro di non rovinarsi gli ultimi decenni si vita.
RispondiEliminaLa prima cosa che mi è venuta in mente è che non accetterei mai un incarico politico di alcun genere: penso che attraverso la politica sia impossibile risolvere, o migliorare, un problema come quello ecologico, che è poi IL problema, da cui discendono tutti gli altri. Inoltre c’è la questione insormontabile di dover influire su tutto il mondo. Tuttavia, se vogliamo divertirci con le utopie (che sono in realtà l’unica speranza), cercherei di far uscire gradualmente l’Italia da tutta la civiltà industriale: per prima cosa, agire sui programmi scolastici, modificando alla radice le idee di progresso, civiltà, benessere (che dovrebbe essere la serenità mentale) e introducendo anche le premesse di pensiero delle altre culture umane, orientali e native. Questo tipo di rivoluzioni del sottofondo culturale richiede secoli, e non abbiamo tanto tempo. Come esempio, quella francese e quella sovietica non erano vere rivoluzioni, anzi hanno esaltato ancora di più le premesse errate dell’Occidente: antropocentrismo, desiderio indefinito dei beni materiali, errata posizione della nostra specie in Natura, disprezzo per le altre culture. Quanto a Mao-Tse-Tung, aveva fatto sterminare decine di milioni di uccellini perché “mangiavano i grani del popolo”. Non aveva la più pallida idea del funzionamento del Complesso Ecosfera e dell’interdipendenza di tutti gli esseri e con il mondo organico/inorganico. Poi, come inizio, proverei ad ignorare l’economia con i suoi dannati numerini (in genere il PIL misura l’infelicità, non soltanto umana). Progressivo ma rapido divieto di produrre e impiegare: plastica, pesticidi, combustibili fossili. Impostare il messaggio televisivo sulla non-competizione, vietare la pubblicità commerciale, far passare come un fessacchiotto chi cerca la velocità, i primati, l’apparire, il fare, l’avere, e così via. Diffondere in tutto il mondo il controllo delle nascite, dare la massima consapevolezza della posizione della nostra specie in Natura. La civetta delle nevi, quando si accorge che lì attorno ci sono problemi, non fa le uova… Gli altri animali che non hanno predatori fanno pochissimi figli. Poi, bisogna diventare quasi-vegetariani, e non abbattere alberi a nessuna condizione. Per i trasporti: treno, bicicletta, gambe. Il tutto con qualche eccezione iniziale, per gestire il transitorio. Il lavoro? Cercheremo di cambiarne il concetto alla radice. Bisognerà modificare il primo articolo della Costituzione: L’Italia è una Repubblica fondata sul Mondo Naturale. Gli ostacoli insormontabili: i 200 ab/Kmq dell’Italia e gli 8 miliardi di umani nel mondo. Ora possiamo terminare con una bella risata la carrellata delle utopie. Ci penserà la Terra, ma non dovremo aspettare i pronipoti, perché sta già cominciando. Secondo Serge Latouche, noi stessi (e pensare che ha compiuto gli 80) avremo il “fantastico privilegio” (!) di vivere il crollo della civiltà occidentale, che durerà 30 anni (?). Spero che si inneschi un collasso economico e non un gran numero di morti per “pandemia o simili”. Così terminano le mail di un mio amico canadese: “If there is not an economic collapse soon, something terrible is going to happen”. Se esisterà ancora qualche cultura non-occidentalizzata, come i Sentinelesi delle Andamane, almeno loro (sono pochissimi) se la caveranno. Comunque, non cercherei mai grane nella politica, a nessuna condizione. www.ariannaeditrice.it/articoli/inutilita-della-politica www.ariannaeditrice.it/articoli/inizio-o-fine
RispondiEliminaBravo Guido! dimostri senso di spirito e ci dai un grande insegnamento di vita. Riproporrò prossimamente il tuo articolo sulla inutilità della politica.
EliminaSe Guido Dalla Casa andasse in Parlamento a dettare queste che dovrebbero essere le regole da trasformare in legge, probabilmente il resto dei parlamentari, durante tutto il tempo della sua esposizione, si metterebbero a dormire o a chiaccherare di qualcos'altro. E se per caso qualcuna delle sue proposte in seguito rischiasse di essere trasformata in legge, scoppierebbe subito qualche pandemia o qualcosa del genere che butterebbe tutto a gambe all'aria, bloccando tutto. Una volta si usavano gli attentati adesso, grazie al totale controllo dei media con cui si possono controllare le menti, vanno di moda i virus. Un sistema che apparentemente è meno cruento. Comunque sono rischi sconsigliabili per Guido Dalla Casa. L'unico punto su cui non sono completamente d'accordo è quando dice di "non abbattere alberi a nessuna condizione". Gli alberi sono essere viventi, invecchiano e muoiono. Se noi guardiamo quelli che secondo me sono gli ecologisti per antonomasia, cioè i contadini vecchia maniera, quelli che vivono collaborando in tutto e per tutto con la natura, quelli che danno alla natura quello che hanno e che prendono quello che dà, vediamo che qualche volta gli alberi vanno seguiti, potati e a volte abbattuti perché vecchi, moribondi e anche pericolosi. Questo naturalmente non vale per un bosco o una foresta. Comunque mi sembra che la realtà di oggi sia distante anni luce dalla visione di Guido Dalla Casa. Ma giustamente, come dice, sono solo utopie. Non ci resta che sognare.
RispondiEliminaQualche anno fa, per puro caso, avevo conosciuto una senatrice: avevamo parlato, per circa mezz'ora, di argomenti di questo tipo (soprattutto del tema "Limiti dello sviluppo"). Alla fine le ho chiesto: "Ma in Parlamento, anche "fuori", parlate qualche volta di questi argomenti?" Risposta immediata: "Non sanno neanche di cosa stiamo parlando." Consolante...
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