(fonte: Rassegna Stampa di Arianna Editrice)
Questa terra viva che scorre
È tutto quel che c’è, per sempre.
Noi siamo lei
Lei canta attraverso noi…
Potremmo vivere su questa terra
senza vestiti o attrezzi!
Gary Snyder (San Francisco, 8 maggio 1930) è un filosofo, un ecologista,
ma anche un grande poeta: viene descritto come il "poeta dell'ecologia
profonda".
Il libro è prezioso, perché raccoglie molti suoi scritti: gran parte
degli articoli riportati sono inediti in Italia. Questo è solo uno dei tanti
pregi del libro, magistralmente curato da Giuseppe Moretti, redattore di “Lato
Selvatico” e fondatore in Italia del movimento bioregionale: il Bioregionalismo
è l’applicazione pratica dell’Ecologia Profonda.
Il mondo non è schematizzabile, non è fatto di dualismi contrapposti,
ma è “poroso”, in perenne movimento, mai uguale a sé stesso, ma con i suoi
tempi: non è in una crescita continua, che è solo una pericolosa manìa di una
cultura umana. Qualunque cosa “sfuma” in un’altra.
Snyder alterna descrizioni, visioni filosofiche e poesie, secondo il
suo stile, in un quadro di continua presenza della Natura, del Tutto, con
qualche accenno a filosofie di derivazione orientale, che Snyder conosce bene.
Ma aleggia anche nel testo la presenza del pensiero di quei nativi americani del
Nord-Ovest con i quali l’Autore era stato in contatto fin dall’infanzia. Si
tratta di un pensiero ben diverso da quell’assolutismo visto come “specialità
della fede Giudeo/Cristiana/Islamica. La religione asiatica, e l’intero mondo
della religione popolare, animismo e sciamanesimo, apprezza o se non altro
tollera la diversità.” (pag. 51).
C’è poi nel libro una simpatica “Assemblea di villaggio di tutti gli
esseri” (articolo inedito in Italia), che fa venire in mente “Il parlamento
della Natura”, cioè le prime pagine del libro di Enzo Parisi “Guardare il
mondo con gli occhi della Natura”: gli esseri senzienti in Assemblea,
preoccupati dei terribili guasti provocati da uno di loro, l’Homo sapiens. Nel
libro di Snyder si legge (pag. 78): “gli esseri umani, ci dicono la biologia e
l’ecologia, si collocano totalmente all’interno della sfera naturale”. In
seguito: “La scienza dell’ecologia ci mostra che la natura non è semplicemente
un insieme di specie separate tutte in competizione tra di loro per la
sopravvivenza (interpretazione urbana del mondo?) ma che il mondo organico è
composto da tante comunità di esseri differenti, in cui tutte le specie giocano
un ruolo diverso ma essenziale. Si potrebbe considerare un modello di villaggio
del mondo”.
Queste importanti digressioni, oltre ai riferimenti ad alcune
tradizioni orientali, rendono il discorso fluido e variato, e la lettura
piacevole.
A pag. 129: “Il dibattito cruciale nel mondo ambientalista contrappone
chi parte da una mentalità antropocentrica di gestione delle risorse e chi
propone valori che riflettono la consapevolezza dell’integrità della Natura
nella sua interezza. Quest’ultima posizione, quella dell’Ecologia Profonda, è
più vivace, coraggiosa, conviviale, rischiosa e scientifica”.
Snyder usa principalmente il linguaggio delle parole, anche se adatta
il suo stile anche a poesie di forma diversa: ogni tanto nel libro ne vengono
riportate alcune. Il rispetto per i popoli nativi, l’amore per la Terra, la fuga
dalla città e dall'industria, la contemplazione, la comunità si trovano spesso
nelle sue parole. Una parte del lavoro del poeta è quella di un testimone che
forse può cambiare le cose, fornire un modello diverso, oltre a far conoscere
ciò che succede, evidenziando il comportamento distruttivo del modello attuale
e della terribile alleanza fra tecnologia e avidità materiale. Poi c’è la voce
dei popoli nativi, che ci dice di andare oltre l’essere soltanto testimoni, per
metterci in contatto con le altre forme viventi. La selvaticità è l’essenziale
qualità della natura: esserne consapevoli ci aiuta a vivere meglio.
Ma l’Autore non sarebbe stato realista se avesse espresso ottimismo sulla situazione generale. Tuttavia, ci sono alcuni segnali positivi anche nel mondo occidentalizzato, come dimostra la prospettiva bioregionale, che si può manifestare anche osservando come la gente si esprime, in termini di “bacino fluviale” piuttosto che di provincia o di stato, solo come esempio. Il modello bioregionale è essenziale per chi vuole sviluppare uno stile di vita sostenibile. Inoltre, come ci dice Snyder, abbiamo ancora la possibilità di imparare dalle culture tradizionali del posto. C’è un tipo di sforzo che si deve compiere per superare tutto ciò che è “confine artificiale” e ritornare al mondo naturale, con i bacini fluviali e le connessioni ecologiche, come sottofondo principale per l’abitare umano. Si deve imparare di nuovo a vivere nel proprio luogo.
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