Il Cancrismo attribuisce grande valore all'arte, in quanto attività umana meno soggetta al controllo della ragione. In proposito si veda la sezione Arte e Cancrismo nel sito de Il Cancro del Pianeta.
Tra gli artisti, e in particolare i poeti, in sintonia con la visione del mondo cancrista, Massimo D'Arcangelo e Stefano Caranti si distinguono come Ecopoeti.
Massimo D'Arcangelo (1982) ha pubblicato “Intatto. Intact. Ecopoesia. Ecopoetry” (La Vita Felice, 2017), un libro di ecopoesia bilingue italiano-inglese scritto in contrappunto con Anne Elvey e Helen Moore, una collaborazione internazionale che mette in luce le prospettive ambientali di luoghi geografici distanti tra loro (Italia, Regno Unito, Australia) legati dalle medesime preoccupazioni ecologiche. Ha stabilito un rapporto speciale con il pittore Mario Giammarinaro, le cui Maree nere continuano a costituire importante motivo di ispirazione poetica
Stefano Caranti (1965), poeta e videomaker, nel 2008 ha presentato la sua prima opera “Cercatori d’albe, ombre e luce” e dieci anni dopo ha realizzato la silloge "I custodi dell'aurora" (Doge Edizioni, 2018), una raccolta di poesie e videopoesie contro le azioni e gli attacchi del male in un mondo distorto e rovesciato. Nell'edizione cartacea i contenuti multimediali sono fruibili attraverso l'uso di qr-code. Alcune sue Videopoesie d’autore sono state selezionate e presentate alla mostra d’arte moderna e contemporanea. Dal 2019 è segretario per l’Italia del movimento artistico-poetico "Poetas del Mundo".
Mare Nero, di Massimo D'Arcangelo
Non è la notte a rendere questo mare nero.
La morte ha allungato la falce prepotente
ha dettato la legge dell'umana incoscienza
strappato alle onde le ali del pellicano
che a mano a mano affondano come affonda
questo mostro d'acciaio che sanguina petrolio.
Un grido soffocato di madre emerge dall'acqua,
porge alle reti dei pescatori
un sudario di creature irriconoscibili.
Le branchie serrate, le squame bruciate
le pance gonfie, le pupille bianche
in fila fra le pieghe della battigia.
Il lato oscuro del progresso torna costante.
Un mondo plastico, di Stefano Caranti
Ho sentito la rabbia
risalire in silenzio
senza preavviso,
senza chiedere permesso,
entrare nei miei pugni
chiusi che stringevo
guardando il mare,
ed imploravo
il cielo
di fermare
la morte di una foca
agonizzante,
una balena spiaggiata,
la lenta agonia
di un cormorano,
follie dell’uomo
senza rispetto in mano.
Avrei voluto
parlare di un concetto,
quello della vita
al mondo intero,
sordo, distaccato,
solo un verdetto c'è
di un plastico sapore
davanti a grida cupe
di povere creature
che chiedono
l'aiuto e comprensione.
E' il mare urlava,
urlava di dolore,
soffriva unito in coro
all'unisono di un'arpa,
richiamava l'attenzione
verso un piccolo gabbiano
che osservava curioso
il nuovo mondo
e ci guardava
ma ancora non sapeva.
Non sapeva
di isole di plastica
nei mari,
non capiva
la parola indifferenza,
forse intuiva,
percezioni di un mondo
assai malvagio,
ma anche gratitudine
di persone buone e care.
E così forte sei cresciuto
piccolo gabbiano,
nutrito dall'amore di chi
ha avuto in mano quel tuo cuore
ed ora puoi volare
libero, lontano
librandoti sull'acqua
dove ogni goccia stilla,
degna di rispetto
schiuma e schiude,
a volte lacrima,
per quel valore
che chiamiamo libertà.
E tutto il mare e l'onde
ora cantava.
Come se fosse zafferano
RispondiEliminache va colto nel momento
non ingiunto da un contratto
ma da sguardo e da una presa
di appropriate e caute dita
come se fosse un acquarello
che rivaleggia con la grazia
del fotogramma in bianconero
unico superstite d'incendio
e in cornice vorrebbero posare
come se fosse irideo colibrì
che librandosi indietreggia
per puntare al nettare nascosto
come quando in bicicletta
guardi i centimetri di mappa
e prodigio infine ti diventa
che li hai in miglia pedalati
come se questo chiuso luogo
fosse incompleto esempio
di più immensi altri mondi
visitabili sì con sonde e razzi
ma prima con immaginazione
così sarebbe meglio vivere
scegliendo via via tra bivi
diretti a ciechi vicoli o veri
orizzonti da brume custoditi
riusciremo o ci arrenderemo
tentando di restare in pace
su questa Terra costipata
da prodotti di malata fantasia
come faremo resta pari enigma
perché poco tempo resta
e molta inerzia invece amiamo.
Un saluto, Marco Sclarandis
Grazie Marco del tuo contributo
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