(fonte: Rassegna stampa di Arianna Editrice)
Questa la risposta di Guido Dalla Casa alla provocazione rivoltagli nel post "Una via senza ritorno":
"La prima cosa che mi è venuta in mente è che non accetterei mai un incarico politico di alcun genere: penso che attraverso la politica sia impossibile risolvere, o migliorare, un problema come quello ecologico, che è poi Il problema, da cui discendono tutti gli altri. Inoltre c’è la questione insormontabile di dover influire su tutto il mondo.
Tuttavia, se vogliamo divertirci con le utopie (che sono in realtà l’unica speranza), cercherei di far uscire gradualmente l’Italia da tutta la civiltà industriale: per prima cosa, agire sui programmi scolastici, modificando alla radice le idee di progresso, civiltà, benessere (che dovrebbe essere la serenità mentale) e introducendo anche le premesse di pensiero delle altre culture umane, orientali e native.
Questo tipo di rivoluzioni del sottofondo culturale richiede secoli, e non abbiamo tanto tempo. Come esempio, quella francese e quella sovietica non erano vere rivoluzioni, anzi hanno esaltato ancora di più le premesse errate dell’Occidente: antropocentrismo, desiderio indefinito dei beni materiali, errata posizione della nostra specie in Natura, disprezzo per le altre culture.