La gran parte degli
ambientalisti accusa la rivoluzione industriale e il capitalismo di essere i
responsabili del dissesto che sta conducendo verso il baratro la biosfera di
questo pianeta.
Questi due sistemi, uno tecnologico e l’altro economico, sarebbero i “super colpevoli” impersonali che, di generazione in generazione, si tramandano la responsabilità della crescente distruzione planetaria.
Calandoci poi nei singoli
periodi storici degli ultimi duecento anni, nel corso dei quali è maggiormente esplosa
l’aggressività dell’uomo contro la natura, constatiamo che industrialismo e
capitalismo si sono impersonificati in singoli personaggi del mondo produttivo,
politico e finanziario, via via accusati di essere i responsabili “fisici”
della catastrofe.
Da Napoleone Bonaparte a
Edison, dai Rothschild ai Krupp, da Benz a Ford, dagli Agnelli a Berlusconi,
solo per citare una serie di nomi estratti a casaccio da un elenco di
centinaia, migliaia di personaggi che, per un verso o per un altro, avrebbero
contribuito allo stravolgimento dell’equilibrio che regolava la vita di tutti
gli esseri viventi.
Poi è stata la volta di Trump e
di Bolsonaro.
Il primo è stato accusato di
essere il numero uno di tutti gli imperialisti che negano i danni del cambiamento
climatico e dello sfruttamento eccessivo delle risorse.
Il secondo è ritenuto
colpevole di un danno circoscritto ma di estrema gravità: la dissoluzione dell’ultimo
polmone verde del pianeta, la foresta amazzonica.
Ma davvero sono costoro i
veri responsabili dei guai che stiamo passando noi e tutte le altre specie di
piante ed animali?
Relativamente al sistema
produttivo – economico che sta divorando le cellule sane del pianeta sarà
appena il caso di accennare a alcuni differenti contesti storico-politici che
ci inducono quantomeno a dubitare sulla unilateralità delle colpe.
Il comunismo, ad esempio,
cercò in tutti i modi di accelerare l’industrializzazione dell’URSS con i famosi
piani quinquennali di staliniana memoria e, relativamente ai Paesi aderenti all’ex
Patto di Varsavia, sono ben note le tragiche condizioni ecologiche in cui
furono lasciati dopo il dissolvimento dell’Impero sovietico (il disastro di
Chernobyl ne fu la testimonianza più eclatante);
Inoltre i maggiori
inquinatori attuali del pianeta sono i Paesi asiatici, con la Cina in prima
fila. Dei dieci fiumi che riversano negli oceani il maggior quantitativo in
assoluto di materie plastiche ben otto sono asiatici (e due africani). Anche
riguardo al dramma della deforestazione dell’Amazzonia la Cina ha gravi
responsabilità: gran parte della soia colà prodotta è infatti destinata ad
ingrassare i maiali che si trasformano in cibo sulle tavole dei cinesi.
Quest’ultima annotazione
ci introduce all’approfondimento di ciò che sta accadendo nel cuore del Brasile.
Da semplici ricerche in
rete apprendiamo che l’opera di deforestazione dell’Amazzonia è iniziata a
partire dagli anni Quaranta del Novecento, con il fine dichiarato di avere più
terra a disposizione per l’agricoltura, di guadagnare con la vendita del
legname e di sfruttare i giacimenti minerari esistenti.
Anche la costruzione di
numerose vie di comunicazione per collegare le grandi città ha contribuito all’opera
di disboscamento ed ha incoraggiato la costruzione di nuovi villaggi, peggiorando
la situazione.
All'inizio del XXI secolo
l’opera di deforestazione ha subìto una consistente riduzione, salvo ripartire
negli ultimi mesi mediante l’incendio di vaste aree.
Complessivamente in poco
meno di un secolo più di un quinto della foresta è stato distrutto.
Tutto ciò, ovviamente, non
assolve Bolsonaro per le sue azioni nefaste, ma sta a significare che il problema
era preesistente e continuerà ad esistere dopo la dipartita del signor
Bolsonaro, ammesso che la biosfera del pianeta sopravviva a tale data.
Sul tema della
deforestazione sarà utile fare anche un’altra riflessione.
L’Europa, il continente in
cui viviamo, era completamente ricoperto da foreste fin quando “homo sapiens”
introdusse l’agricoltura 10-12 mila anni fa, costruì villaggi, città e vie di
comunicazione, nonché fece spazio ad ampi pascoli per gli animali destinati a
nutrirlo.
Ho già trattato questo
tema nell’articolo “La distruzione della natura nell’antichità”.
Il “delitto” di Jair
Bolsonaro, dunque, è stato già commesso dai nostri padri migliaia di anni fa e,
nel nostro piccolo, anche noi continuiamo a commetterlo ogni volta che
abbattiamo un albero perché le sue radici sollevano l’asfalto di una strada o perché
intralcia il passaggio delle onde della rete 5G.
Chiedere ai brasiliani di
non deforestare o ai cinesi di non mangiar carne è come dire: noi abbiamo sfruttato
tutte le nostre risorse, ci siamo abbuffati fino ad ora e continuiamo a farlo,
ma voi, per cortesia, non fatelo, sennò il clima cambia e la biosfera, noi
compresi, muore.
Noi abbiamo sfruttato le
vostre risorse anche a casa vostra, con il colonialismo e l’imperialismo ed
oggi vorremmo continuare a farlo con il “land grabbing”, ma voi per cortesia
rispettate l’ambiente e mangiate poco, altrimenti andiamo incontro al collasso.
Non avvertite l’ipocrisia
di un tale ragionamento?
Ma quindi la colpa di tutti
i disastri che ci circondano è stata di Trump, di Bolsonaro e dei loro simili o non siamo
piuttosto noi, tutti noi, specie “homo sapiens”, ad essere i veri responsabili
di ciò che accade?
E più in particolare. Lo
siamo sempre stati o vi fu un momento nella nostra preistoria in cui deviammo
dalla strada maestra per imboccare il vicolo cieco e senza ritorno in cui ci troviamo?
Il secondo capitolo del
mio libro Il Cancro del Pianeta è titolato: “Il cervello: l’origine di tutti i
mali”. In esso ho cercato di argomentare come il nostro encefalo a un certo
punto della preistoria abbia iniziato gradualmente ad accrescersi, fino a
consentirci di contravvenire alle leggi di natura (alias, a deviare dalla
strada maestra).
È lui il vero
responsabile, e con esso tutti noi che lo ospitiamo.
Prendersela con Trump e
Bolsonaro o contro il capitalismo e l’industrialismo significa individuare falsi
bersagli per cercare di sfuggire alle nostre responsabilità di specie.
Io combatto questi cattivi
capi di stato, quindi sto dalla parte dei buoni. Purtroppo non è così!
Solo una teoria che dimostri
all’essere umano la sua vera natura di cellula maligna di Gaia può renderci
consapevoli della nocività di “homo sapiens” in quanto “homo sapiens”.
A tale teoria ho dato il
nome di Cancrismo. Spero che possa contribuire a risvegliare le coscienze e quantomeno
a rallentare la nostra folle corsa verso il baratro.
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