(fonte: IlFattoQuotidiano.it)
Estate, tempo
di mare (tra l’altro, avete notato come gli spot pubblicitari siano
preferibilmente ambientati in zone di mare?), e parliamo allora di cosa c’è in
questo mare.
Alan Weisman, nel suo “Il mondo senza di noi”, ne parla come di uno dei disastri che l’uomo sta già causando alla Terra e che ci vorrà molto tempo per sanare, anche quando l’uomo non ci sarà più. Si tratta della plastica, ed in particolare della plastica riversata in mare da enne canali. Quella plastica che si ritrova soprattutto nell’Oceano Pacifico al largo delle Hawai nel Pacific Trash Vortex, le cui dimensioni sono incerte. Perché la plastica è sminuzzata, ridotta a polimeri che, a causa delle correnti marine, si sono compattati e creano uno spessore che raggiunge anche i trenta metri.
Comunque, si va da una stima di
grandezza che oscilla dalla penisola iberica agli interi Stati Uniti.
Ma questo
vortice di plastica non è che il più famoso dei cinque vortici oceanici di
pattume. Ed ovviamente, la plastica mondiale che finisce in mare non è che si
concentri tutta lì. Lì ci finisce solo quella preda delle correnti oceaniche:
l’altra si disperde.
Un team
internazionale che dopo anni di studi e rilevamenti ha pubblicato nel 2014 i
suoi risultati, accertando che la plastica è dappertutto e buona parte di essa
non è possibile vederla solo perché finisce nella pancia dei pesci e perciò
nella catena alimentare.
La Fondazione
Ellen MacArthur (non certamente un’associazione ambientalista, sostenuta com’è
da giganti quali Unilever e Google) ha di recente pubblicato uno studio secondo il quale, ai ritmi attuali, nel 2050 il peso della
plastica nei mari potrebbe superare quello dei pesci.
Oggi, a livello mondiale, meno del 5% della plastica viene riciclata, il 40 per centofinisce in discarica, e un terzo direttamente negli ecosistemi naturali,
quali gli oceani. Il 60% della plastica riversata in mare proviene da paesi di
recente sviluppo industriale: Cina, Filippine, Thailandia, Indonesia e Vietnam.
Restando ai
nostri mari, invece, e limitandosi solamente ai rifiuti visibili, l’ultimo
rapporto di Goletta Verde riporta che nel Mar Tirreno galleggiano 26 rifiuti
per chilometro quadrato e di essi il 91% è costituito da plastica; nel Mare
Adriatico i rifiuti sono 27 e la percentuale è del 90%. Meglio lo Ionio con
soli 7 rifiuti e percentuale del 9%.
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