Il 20 giugno 2020 in
piazza Santa Croce a Firenze si è tenuta manifestazione organizzata dal
movimento 3V (Vogliamo Verità Vaccini) contro l’uso dei vaccini, ma anche contro
la rete 5G, la TAV e via dicendo. Uno delle migliaia di manifestanti innalzava
un cartello con su scritto “BASTA SCIENZA”.
Non entro nel merito dei temi della manifestazione, a due dei quali ho già dedicato un paio di articoli (vedi “Antivaccinismo e dintorni” e “La rete che ci sta per avvolgere”); vorrei invece soffermarmi sullo specifico discorso della scienza, che mi pare di assoluto rilievo.
A caldo ho così commentato
in un post su Facebook: “Quel cartello andava issato migliaia di anni fa e
doveva recitare: "No alla scienza". Ora è troppo tardi. Solo la
scienza può tentare di rimediare ai guai che gli scienziati hanno combinato
[…]”
Cosa intendevo dire? Provo
a rispondere infilando i ragionamenti uno dietro l’altro, in modo
consequenziale ma anche estremamente sintetico, in modo da non annoiare chi
legge e andare diritti al cuore del problema.
1) La scienza è figlia del
pensiero astratto (di quel tipo di pensiero cioè che mette in relazione gli
oggetti e ne ricava dei collegamenti immateriali)
2) il pensiero astratto
nasce nell’uomo in modo graduale, man mano che il suo cervello cresce e con
esso il numero dei neuroni
3) esiste una soglia di
sviluppo neuronale, che nessuno è in grado di quantificare, al di sopra della
quale inizia a formarsi il pensiero astratto e al di sotto della quale il
pensiero rimane “oggettivo”, “concreto”, legato alle sensazioni e nulla più
4) una volta superata la
soglia, l’uomo inizia a modificare la natura. Il pensiero astratto gli consente
di immaginare forme nuove per gli oggetti esistenti e poi di modificarli come
immaginato. Nasce così l’industria litica, poi la caccia di gruppo, la
pastorizia, l’agricoltura ecc.
5) nasce la matematica, la
geometria, la scienza
6) lentamente, passo dopo
passo, si concretizza il mondo artificiale. La scienza mette a disposizione
dell’uomo ritrovati sempre più sofisticati che gli consentono di impossessarsi degli
spazi che la natura aveva riservato ad altre specie (animali e vegetali)
7) lo strumento mediante
il quale l’uomo raggiunge gli obiettivi indicati dalla scienza è il lavoro (a
questa attività, bollata un tempo come maledizione e oggi incensata come
benedizione, ho recentemente dedicato l’articolo “La retorica del lavoro”)
8) la scienza consente all’uomo
di moltiplicarsi a dismisura (tramite igiene diffusa, contrasto alle malattie
ecc.), nonché di alimentare questa immensa moltitudine e di fornire energia alla
ancor più grande moltitudine di macchine che scienza, tecnica e lavoro hanno
prodotto (di questi argomenti tratta il mio libro “L’impero del cancro del pianeta”)
9) la scienza ha quindi
contribuito in modo determinante all’edificazione di questa rete mondiale che sta
soffocando la biosfera come le masse tumorali distruggono i tessuti sani degli
ammalati di cancro
10) ma solo la scienza ha
anche le chiavi per il sostentamento di questa enorme massa umana, per
continuare a far marciare la macchina finché ci sarà carburante disponibile.
Rinunciare oggi alla scienza significherebbe innescare anzitempo la catastrofe.
Il mondo artificiale ha i secoli contati (o decenni?). Solo la scienza, la
colpevole di tutto, può ancora elargirci cure palliative in grado di allungare un
poco l’esistenza della biosfera che noi conosciamo. Dobbiamo rinunciarvi? Chi non
tenterebbe di alleviare le sofferenze di un ammalato di cancro in fase
terminale?
Ecco riassunti in 10 punti
i termini del dramma che stiamo vivendo.
In Siberia si sono toccati
38 gradi di calore. La pandemia partita dalla Cina ha raggiunto tutto il mondo,
in conseguenza del global warming, della deforestazione, della
desertificazione, dell’inquinamento, della sovrappopolazione, e così via.
Tutto a causa della
scienza, figlia del pensiero astratto, che ci ha consentito di dar vita al mondo
artificiale.
E, prima ancora, a causa
della crescita eccessiva del nostro encefalo.
Causa, non colpa. Qui
nessuno è colpevole. È accaduto e basta.
Ma ora, al punto in cui siamo,
credo che sia giunto il momento di svelare il vero senso del cammino che
abbiamo sin qui percorso.
A questa “impresa” è consacrato
il mio nuovo libro, che ha per titolo “Rivelazione”, e per
sottotitolo: “Discorso alle cellule malate”. Con questa opera ho tentato di approfondire analiticamente il ruolo svolto dal nostro cervello,
dal pensiero astratto e dalla scienza nell’infausta attività di distruzione della
natura che stiamo portando avanti con ritmi sempre più frenetici.
Cionondimeno credo che il decalogo
sopra riportato possa avere una sua utilità nell’incuriosire il lettore in
buona fede sui problemi innescati dalla scienza e sul fatto che solo la scienza
è in grado di decifrarli e di tentare di arginarli.
Un’ultima annotazione
relativamente al movimento organizzatore della manifestazione di Firenze.
Un suo fan ha scritto: “BASTA
SCIENZA”, ma il secondo punto programmatico di questo movimento
afferma: “La Repubblica è fondata sul lavoro ed
essa riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro”.
Alla luce del ragionamento
fin qui svolto (vedi punto 7) dovrebbe apparire evidente la contraddizione di
chi intendesse fermare la “scienza” e al tempo stesso riconoscere al “lavoro”
un ruolo centrale nella vita della Repubblica.
Ma tant’è! Protestare contro tutto e contro tutti è molto più facile che costruire un sistema ideologico coerente.
Il primo articolo dovrebbe essere: "L'Italia è una Repubblica fondata sul Mondo Naturale". Le popolazioni native in genere non dedicano più di due-tre ore al giorno per procurarsi il sostentamento.
RispondiEliminaL'analisi non è corretta : negli aborigeni lo sviluppo neuronale è stato analogo a quello di altre culture , ma gli esiti sono opposti. La scienza non è buona o cattiva, l'uso che se ne fa , sì .E' un fatto culturale .
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